Ignazio Marino alla Procura: quegli scontrini non li ho firmati io

Secondo l'avvocato del sindaco l'agenda ufficiale era in mano a "50-60 persone"

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Ignazio Marino

Le ore passate in Procura dal sindaco dimissionario Ignazio Marino per spiegare che giro avrebbero fatto davvero i suoi scontrini, finiti poi nel tritacarne mediatico che lo ha costretto alle dimissioni, hanno fornito nuovi elementi di indagine. Lunedì Marino è stato ascoltato infatti per tutto il pomeriggio dal pm Roberto Felici, titolare del fascicolo ”scontrini” nato dagli esposti di Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle. Insieme al suo avvocato, Enzo Musco, Marino (che non risulta iscritto nel registro degli indagati) ha spiegato la sua versione. A fine giornata però lui decide di non parlare, annulla l’agenda istituzionale prevista per oggi martedì e lascia al suo avvocato le spiegazioni sulle note spese e la gestione della linea difensiva.

“Quanto ai giustificativi dei cosiddetti scontrini il sindaco Marino ha dichiarato che tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce non sono autentiche, come può facilmente rivelarsi ad occhio nudo” ha detto l’avvocato Enzo Musco, legale di Marino.
L’avvocato Musco, che ha ribadito che il sindaco Marino non è indagato, ha detto che “nella quasi totalità dei casi i giustificativi alle spese ricollegano la causale della cena alla tipologia dell’ultimo appuntamento della giornata programmato nell’agenda del sindaco”. Ciò “è certamente dipeso dal fatto- ha proseguito – conosciuto solo adesso, che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune i quali, non ricordando la vera finalità istituzionale della cena ne hanno evidentemente indicato una compatibile con un ultimo appuntamento in agenda”.

Musco ha aggiunto che l’agenda “non è quella cartacea ma in formato elettronico” ed “era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici del Comune per un totale di circa 50 o 60 persone”. Riferendo ancora sui giustificativi l’avvocato ha precisato che “recano quale data dell’apparente sottoscrizione del sindaco lo stesso giorno dell’evento il che è chiaramente impossibile perchè implicherebbe che il sindaco, terminata la cena, sia rientrato in Campidoglio a sottoscrivere il giustificativo”. Infine l’avvocato ha spiegato che “in alcuni casi tali giustificativi risultano addirittura firmati quando il sindaco si trovava all’estero e se si trovava all’estero non era in Campidoglio a firmare i giustificativi”.

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