Alcuni giorni fa sul Corriere della Sera Galli della Loggia sosteneva che tutto sommato per come si muovono Matteo Renzi e la squadra dei suoi fedelissimi si ricava l’impressione che il segretario e presidente del consiglio non abbia nemmeno più bisogno del suo partito. A ben vedere non ha tutti i torti visto che la stessa minoranza Dem non solo è divisa, ma incide ben poco sulle strategie di un leader che se la deve vedere con l’opposizione antisistema del M5Stelle e alla Lega mentre il partito di Berlusconi si inabissa nella irrilevanza. Eppure per questa fase, almeno sino a quando Renzi non verrà confermato dalle urne e non decida di procedere spedito verso il Partito della Nazione, questo partito, che l’ha consacrato con le primarie, gli serve ancora. Più come macchina elettorale che come luogo di discussione ed elaborazione sul territorio come ingenuamente avrebbe voluto il prof. Barca che con la sua indagine ha segnato la condanna del Pd romano. Per mantenere questa macchina si avvale di pretoriani non ancora inseriti in ruoli di governo o di potere tout court. Fra questi il presidente dell’assemblea Dem Matteo Orfini che pur nell’irrilevanza del suo incarico, doveva rappresentare in qualche modo la minoranza, ma che da buon pretoriano, appunto, è stato spedito a Roma per commissariare quel partito da cui proviene. Sulla vicenda della Capitale e del suo sindaco serpeggia la rivolta del suo partito, mai epurato, incastrato nella vicenda Marino e incattivito dalle inconcludenti mosse di Matteo Orfini che sulla “questione romana” si è rivelato più un tattico che un politico di razza. Ma i poteri sono i poteri così oggi Il commissario ‘se la canta e se la sona’ come risulta da questa lettera da lui firmata e della quale riportiamo alcuni stralci
«Carissime, carissimi,
…. in data 25 settembre 2015 il Vicesegretario nazionale, sempre su delega del Segretario nazionale e dietro richiesta del Commissario del PD della Federazione di Roma, On. Matteo Orfini (ovvero lo stesso firmatario della lettera.ndr) ha provveduto ad estendere il suddetto commissariamento anche agli organismi assembleari.
Poichè tali provvedimenti, che hanno già avuto il parere preventivo favorevole della Commissione nazionale di Garanzia, sono sottoposti, a pena di nullità, alla ratifica della Direzione nazionale entro 30 giorni, e poichè entro il suddetto termine non è prevista una convocazione fisica della Direzione nazionale, ho proposto una votazione per via telematica al fine di ratificare tali commissariamenti (Enna e Messina oltre a Roma.ndr). Vi chiedo pertanto di esprimere il vostro voto in maniera distinta e separata sui tre provvedimenti, ed eventuali considerazioni politiche, attraverso l’invio di un’ e-mail all’indirizzo organizzazione@partitodemocratico.it nelle forme e nei tempi di cui alla convocazione allegata.
Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.
Matteo Orfini.»
Altro che centralismo democratico stile vecchio PCI , qui ormai si marcia speditamente verso il Pd 2.0 che evita inutili discussioni e va dritto allo scopo. Poche chiacchiere e lasciate fare a chi se ne intende perché, come il marchese del Grillo io so io e voi siete un…… Dalla minoranza Pd si leva flebile la voce dell’on Nico Stampo che fu alla guida dell’organizzazione del partito nell’era ormai geologica di Bersani. Dopo qualche chiacchiera sulle grandi sfide di Roma, Stumpo ritiene «non abbia più senso la logica dell’uomo solo al comando, al contrario è necessario un luogo collegiale di discussione politica capace di assumere decisioni.» Quindi «voterò no alla richiesta di proroga del commissariamento del Pd di Roma. È passato molto tempo e sono state prese decisioni rilevanti senza alcuna discussione politica.» Che questo tempo sia passato lo si vedrà alla conta dei voti elettronici, resta il fatto che Marino va cacciato e per questo sono stati allertati e allettati gli attuali consiglieri capitolini che potranno ricandidarsi alle prossime comunali per perdere o vedere i propri ranghi ridottissimi in aula Giulio Cesare.