Orfini conferma le dimissioni di Marino e rassicura il vicesegretario Guerini

Altre fonti vicino al sindaco fanno invece trapelare che per il 2 novembre ritirerà le proprie dimissioni apprestandosi a proseguire il suo mandato

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Secondo indiscrezioni diffuse questo pomeriggio il presidente del Pd e commissario del partito romano Matteo Orfini avrebbe dato ampie rassicurazioni al vicesegretario Lorenzo Guerini sul fatto che Ignazio Marino confermerà le sue dimissioni il 2 novembre, scaduti cioè i 20 giorni che la legge gli concede per la decisione definitiva.
IL DUBBIO – Non è dato sapere ancora quali fondamenti abbia l’affermazione di Orfini che comunque ha interrotto ogni rapporto con il sindaco dimissionario. Altre fonti vicino al sindaco fanno invece trapelare che per quella data il primo cittadino ritirerà le proprie dimissioni apprestandosi a proseguire il suo mandato, forte delle difficoltà del Pd e del sostegno di parte di quel partito e di Sel. Se così fosse si aprirebbe un braccio di ferro dagli esiti imprevedibili soprattutto dopo la decisione di ieri del gruppo capitolino dei Democratici che ha pubblicamente annunciato che si atterrà alla decisioni del partito locale e nazionale. Una decisione interlocutoria e senza alcun valore operativo cui non ha fatto seguito alcuna ipotesi per una procedura ‘di sfratto’ del sindaco. Eccetto la fugace affermazione del capogruppo Fabrizio Panecaldo, successivamente smentita, sulla  possibilità delle dimissioni in blocco di tutti i consiglieri del Pd che farebbe immediatamente decadere Marino privo della sua maggioranza consiliare.
COMPLICAZIONI – A complicare la situazione c’è il fatto che al momento il presidente del consiglio Matteo Renzi, ancora in America Latina, non avrebbe alcuna intenzione di ricevere il sindaco che gli avrebbe chiesto un colloquio chiarificatorio. Nel frattempo la presidente dell’assemblea capitolina Baglio ha dichiarato irricevibile la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco presentata dai 4 soli consiglieri capitolini del Movimento 5 stelle del 21 luglio scorso perché non raggiunge il numero dei 19 consiglieri. Ovvero i 2 quinti dell’assemblea, come prevede il Regolamento del Consiglio.

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