Roma, Danese chiude i residence per gli sfrattati. Ma i problemi restano

Difficile trovare proprietari disposti ad affittare l'alloggio agli emarginati. E intanto fino al 2018 molti contratti restano attivi

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Mai lavorato tanto come ieri sera, si potrebbe dire della Giunta capitolina dopo che Marino aveva ritirato le sue dimissioni. Così, mentre al Nazzareno il commissario del Pd romano Orfini tesseva la tela per far dimettere almeno 25 consiglieri, dei quali 19 del Pd per impedire al sindaco di presentarsi in aula, gli assessori rimasti in Campidoglio sparavano una raffica di delibere importanti. Una esibizione di efficienza tardiva e i cui risultati pratici sono tutti ancora da verificare.

CHIUSURA DEI FORI – Non poteva mancare la “zampata” di Ignazio sulla chiusura della via dei Fori, che si è rivelata più che altro un buffetto visto che la mitica pedonalizzazione totale avverrà solo il sabato e la domenica per i giorni di Natale con conseguenze sul traffico ancora tutte da verificare soprattutto per i mezzi pubblici.

RIFIUTI – Poi l’assessore all’ambiente Estella Marino ha confermato la volontà di chiudere il Tmb Ama di via Salaria entro il 31 dicembre. Una dichiarazione d’intenti se non si trovano nel frattempo soluzioni alternative per il trattamento dei rifiuti.

LA QUESTIONE CAAT – Ma la ciccia dovrebbe riguardare la chiusura dei CAAT, i famigerati centri di assistenza alloggiativa per gli sfrattati che al Comune costano un botto. Una storia che si trascina da almeno 10 anni (della quale questa testata ha molto scritto e documentato) che ha fatto ingrassare parecchia gente fra costruttori e cooperative sociali che gestivano i servizi. Ebbene, l’assessora Danese ha annunciato che il sistema dei cosiddetti residence non verrà prorogato. Apparentemente dopo 28 mesi la promessa elettorale di Ignazio Marino viene mantenuta. A far maturare la decisione una precedente delibera di Giunta che prevedeva una gara che avrebbe ridotto i costi dai circa 40 milioni a 26, riducendo fitti che oggi superano anche 1800 euro mese. Ecco allora la Danese tirar fuori dal cilindro il famoso bonus di 800 euro che consentirebbe a quelle famiglie di trovarsi un’alloggio sicuramente più decente, basta dirottare i soldi dei fitti sui bonus. Salvo mantenere attivi quei residence i cui contratti scadono sino al 2018. Tutto bene allora, se non fosse che a questo punto cominciano i problemi. Perché nonostante la garanzia del Comune non è detto che sia facile trovare proprietari disponibili a cedere in affitto i locali a un popolo di emarginati, perché questa purtroppo è l’attuale utenza dei residence. In effetti l’ex assessore alla Casa Ozzimo, attualmente ai domiciliari per per i suoi rapporti con Buzzi, aveva già ottenuto la disponibilità di 500 famiglie su 1800, ma molti inquilini erano entrati in ansia per l’incertezza sul loro futuro. L’assessora, che il problema lo conosce, assicura che c’è «un protocollo di intesa con le associazioni dei piccoli proprietari e le organizzazioni sindacali degli inquilini che hanno assicurato il massimo impegno dei loro associati». È sufficiente? Forse, ma intanto l’operazione richiede tempi e pianificazione anche tenendo conto che nei residence alloggiano anche molti minori che, bonus o non bonus, non possono venir buttati per strada. Fuori dagli annunci la realtà è che il bando per i motivi più vari è saltato, i soldi ci sono e pure il risparmio. Al resto, comprese le eventuali turbolenze sociali, ci penseranno quelli che verranno dopo Marino e come al solito fra il dire e il fare…

 

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