Mafia Capitale oltre il Gra finisce a tarallucci e vino

A Sacrofano, Castelnuovo e Morlupo resta tutto come prima

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Mafia Capitale si è fermata dentro il Grande raccordo anulare. Nei tre centri a nord di Roma infatti è cambiato poco, i sindaci di Sacrofano e Castelnuovo di Porto sono al loro posto, quello di S. Oreste è decaduto ma per mano dei consiglieri comunali, non certo per la pervasività della nuova griffe mafiosa Buzzi-Carminati.

SACROFANO – Il caso più eclatante e che segnala più di qualche crepa nell’impostazione complessiva dell’inchiesta che ha stravolto Roma, soprattutto per quanto riguarda la specificità mafiosa, è quello di Tommaso Luzzi, primo cittadino di Sacrofano, piccolo comune sulla Flaminia e confinante con il perimetro di Roma. È ancora al suo posto, e probabilmente ci resterà fine a fine mandato. Nei giorni scorsi sembra infatti che il Ministero degli Interni abbia definitivamente respinto la richiesta di procedere allo scioglimento del Comune per mafia, avanzata dal Prefetto Gabrielli lo scorso 18 agosto. Non ci sarebbero gli estremi. La questione si risolve dunque, come per altri gli altri comuni coinvolti e tutti sulla direttrice Flaminia (Castelnuovo di Porto, Morlupo e S. Oreste) punendo e spostando un paio di dirigenti. Tutto qui. Considerando però che Sacrofano, è nominato ben 168 volte nelle due ordinanze di arresto di Mafia Capitale e che dalle carte della Magistratura appare come una sorta di “Capitale del Mondo di mezzo”, accertato per di più che nel maggio del 2013 dopo la sua elezione a sindaco Carminati tributò a Luzzi una grande cena sulla piazza del paese, tutto ciò verificato si può dire che la storia di Mafia Capitale oltre il Gra finisce a tarallucci e vino. Il sindaco di Sacrofano, Tommaso Luzzi, ex consigliere regionale sodale dei Gramazio padre e figlio, iscritto sul registro degli indagati per associazione mafiosa, rimane e rimarrà tranquillamente al suo posto. Rimane sindaco, indosserà la fascia tricolore, parteciperà ad appuntamenti istituzionali, magari anche in Prefettura, farà discorsi altisonanti in Consigli comunali, come se nulla fosse accaduto. Così è.

CASTELNUOVO – Ma che a destra la vicenda Mafia Capitale sia considerata, e ancor di più in provincia, un semplice incidente di percorso che non crea così tanto imbarazzo, lo dimostra anche il caso del sindaco di Castelnuovo Fabio Stefoni. È agli arresti domiciliari, sospeso, ma ancora in carica. Giunta e Consiglio proseguono la loro attività con il vicesindaco, come se niente fosse. E non sembra volersi dimettere semplicemente perché non ritiene di essere colpevole, se non di aver trattato con la “griffe Buzzi Carminati” l’assunzione di una ventina di suoi cittadini al Cara sulla Tiberina dove sono ospitati gli immigrati.

MORLUPO – Stesso discorso vale per Morlupo la cui amministrazione di centro destra seppur investita dallo tsunami dell’inchiesta non ne ha riportato scossoni evidenti.

S.ORESTE – L’unico comune dove si è voltato pagina invece è S. Oreste sul Soratte a guida Pd. Dopo quanto emerso dall’inchiesta sul ruolo del sindaco Sergio Menichelli, i consiglieri comunali si sono dimessi e il consiglio comunale sciolto scatenando le ire funeste del sindaco disarcionato. Si vota primavera. Sul Soratte dunque arriverà aria nuovo, si tenta di voltare pagina, ma da Morlupo ai confini con la Capitale invece tutto è destinato a restare come prima. Pure a Sacrofano. E con il timbro del Ministero degli interni.

 

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