Atac, la Roma Lido si farà: le obiezioni del senatore Esposito

Al centro del dibattito i costi per la Regione Lazio che ne è il proprietario

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Che la Roma/Lido si una delle croci del trasporto pubblico romano ormai non ne dubita nessuno e tantomeno gli utenti quotidianamente vessati dai ritardi, blocchi e disguidi. Anzi, a giudizio del senatore ed ex assessore capitolino alla mobilità Stefano Esposito, non si capisce bene cosa sia oggi questa linea che non è metropolitana nè ferrovia, ma di proprietà della Regione e gestita da Atac. Quindi tutti concordano perché finalmente ci si metta mano. Ma (c’è sempre un ma per la realizzazione delle grandi opere) le opinioni si dividono, anche con toni accesi e talora addirittura allarmistici, sulle modalità di questa ristrutturazione. Succede che nel frattempo abbia preso avvio la Conferenza dei Servizi per esaminare la possibilità del project financing genericamente attribuito ai francesi, ma che di fatto prevede l’intervento strutturale alla italianissima Ansaldo e la successiva gestione della linea da parte della Ratp, multinazionale d’oltralpe.

E allora qual è il punto una volta concordato di uscire dalla “via crucis” di questa linea, come l’ha definita Esposito? Quello che non convince il senatore è «l’onerosità per il pubblico che le modalità del project comportano, perché la Regione dovrebbe sborsare il 45% del costo del progetto pari circa a 205 milioni sui quasi 500 previsti», anche se l’obiezione ricorrente da parte dei fautori dell’impresa è che le opere infrastrutturali rimangono di proprietà della Regione.

Ma Esposito va oltre perché prefigura una soluzione diversa che aveva già prospettato alla Regione quando lui ancora era assessore al Comune. E cioè «sia la Regione a realizzare il progetto per poi metterlo a gara al miglior offerente limitando così l’esborso che si riferirebbe solo agli impianti e alle opere infrastrutturali tecnologicamente avanzate.» Con il rischio, obiettano gli altri che contrariamente alla rapidità del project che prevede l’inizio lavori entro un anno, si vada a finire alle calende greche. A ben vedere il senatore, che è anche vice presidente della commissione trasporti del Senato, non è pregiudizialmente contrario alle privatizzazioni.

Tanto più che nell’operazione viene coinvolto un colosso di stato qual è Ansando, ma ritiene che i project finacing nel nostro Paese non funzionino gran che. Almeno, aggiungiamo noi, se servono solo ad aggirare pubbliche gare. Quanto alle advances di Atac il senatore non si esprime non conoscendo nemmeno se esiste o meno un progetto per la ristrutturazione della Roma/Lido. Tuttavia già quando assessore era Improta, Atac avanzò una proposta  di ristrutturazione del valore di 185 milioni che avrebbe dovuto sborsare, ovviamente, lo Stato Pantalone. Nella sostanza per il nostro senatore, con la soluzione Ratp/Ansaldo (e altri) l’esposizione finanziaria della Regione risulterebbe superiore. Dal canto loro i fautori del project oltre ad insistere sulla proprietà pubblica (della Regione) dell’opera realizzata e sulla rapidità dei tempi, fanno notare che conclusosi l’esame da parte della conferenza dei servizi, l’opera verrà comunque messo a gara, ma sul progetto Ratp/ Ansaldo che comporta comunque  un diritto di prelazione per la cordata proponente.

In ogni caso oltre che rigorosi vincoli tecnici per ristrutturare e gestire la linea, la Rapt richiederebbero lo stesso corrispettivo che oggi la Regione corrisponde ad Atac per l’attuale disastrosa gestione della linea.  E per l’utenza cosa succederà? Ce lo spiega Esposito. Qualunque sia la soluzione «ci dovranno essere controlli rigorosi, e tariffe che tutelino il pendolarismo pur sviluppando l’utenza turistica su quella linea.» Perché ormai la Roma/lido unica del suo genere a collegare una grande capitale con il mare, non va più vista come una “via Crucis”, ma come una risorsa pubblica tutta da valorizzare.

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