[form_mailup5q lista=”campidoglio”]Sulle candidature alle comunali di giugno (sempre che si svolgano) pesa l’ombra dell’incertezza per l’indecisione dei maggiori partiti romani, più o meno alla frutta. Perché se per Sel (o Sinistra Italiana che dir si voglia) il fuoriuscito dal Pd Stefano Fassina si è già candidato, anzi ha già messo in piedi il suo comitato elettorale nella periferia di Roma, per la destra è ancora buio fitto. Così il segretario nazionale de La Destra Francesco Storace vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, si candida “solo soletto” nonostante da tempo invochi sul suo Giornale D’Italia on line le primarie, notoriamente indigeste a Forza Italia, partito padronale per sua natura. Francesco è sarcasticamente amareggiato perché ieri si è riunito il “cosiddetto tavolo” del centrodestra per le candidature alle amministrative.
Già il termine “cosiddetto” utilizzato dal nostro, denota una puntina di acredine dovuta anche al fatto che al “cosiddetto” tavolo lui non l’hanno nemmeno invitato. «Si sono ritrovate folte rappresentanze di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – scrive Storace – e i commensali (sic) si sono limitati ad un comunicato in cui si esalta il ”clima unitario” dal che si evince che non c’erano Romani e Brunetta» che come noto negli ultimi tempi non si amano gran che. «Dicono di aver fatto una prima ricognizione sui comuni capoluogo di provincia – prosegue Storace – ”per individuare i migliori candidati a sindaco”. Ovvero, li decidono loro, senza confronto popolare.» Infatti nella nota conclusiva a fine convivio «nemmeno una riga, una parola, un sospiro sulle primarie come metodo di selezione per chi dovrà guidare la sfida nelle città.» Poi viste le imminenti festività «si informa il popolo che ”il tavolo si è aggiornato al prossimo 12 gennaio per proseguire il lavoro e procedere alle prime designazioni dei candidati».
Che, secondo Francesco, vuol semplicemente significare che «la spartizione comincerà allora». E siccome questa volta il capo de La Destra si è incazzato davvero, il 30 gennaio annuncia una manifestazione tutta sua «dove presenteremo la nostra proposta per Roma.» Mentre generosamente aveva pensato «di dover lanciare un appello in vista della manifestazione romana del centrodestra del 6 febbraio» del cui svolgimento Storace non è nemmeno certo. «Vorrà dire – prosegue – che ci prepareremo alla nostra, bella battaglia per il Campidoglio guardando al popolo e non ai partiti».
Già perché anche a destra i partiti sono malmessi, con i Forzisti di Tajani che vorrebbero puntare su Marchini che solo a sentir parlare di etichettature politiche gli si rizza la folta capigliatura. Giorgia Meloni si accontenterebbe invece di quel 4,5% di consensi che i sondaggi le danno senza avventurarsi nelle comunali. Peraltro con l’inchiesta del procuratore Pignatone aperta che vede coinvolto Gianni Alemanno (ma potrebbe essere foriera di altri sviluppi proprio sulla gestione dell’ex sindaco). Dimenticavamo: l’unica nota positiva, ma di carattere esclusivamente centrista, è l’auto candidatura di Rocco Buttiglione che piomba sulla scena politica romana come un petardo bagnato. Ben venga allora il deluso Storace che almeno un po’ di seguito anche a Roma dovrebbe averlo e chissà che non gli scappino fuori uno o due consiglieri in aula Giulio Cesare come fu con Gianni. Anche lui grande fautore delle primarie.
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