Conto alla rovescia per il salario accessorio: ecco come lo salveranno

A rischio quello di gennaio. Si punta ad alzare la parte fissa dal 35 al 50 per cento

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Mancano meno di due giorni per risolvere il rebus del salario accessorio e lo sciopero è già stato annunciato e confermato per il prossimo 27 o 28 gennaio. Il rischio è quello di servizi comunali dimezzati e caos amministrativo a paralizzare la capitale. Se il salario accessorio dei dipendenti comunali non verrà salvato Roma potrebbe vivere, anche in questo inizio di 2016, altri giorni di disagi. E siccome in Campidoglio tutti (a partire dallo stesso commissario Tronca che finirebbe per congelare i salari) vogliono far andare le cose meglio di come sono state nei mesi scorsi, sono allo studio diverse soluzioni, da trovare prima che entrino in lavorazione le buste paga di gennaio, cioè nelle prossime 48 ore.

Ecco come potrebbero salvare la pax capitolina faticosamente raggiunta nelle ultime settimane. Se quello che tutti si attendono è un intervento diretto del governo, che sta valutando la situazione anche dal punto di vista nazionale (il problema della suddivisione tra parte fissa e parte accessoria riguarda anche altri comuni) un primo tentativo per rimediare all’impasse  è quello che starebbe mettendo a punto l’ex vicesindaco Causi con l’inserimento di due emendamenti da inserire nel decreto “Milleproroghe”: uno per legittimare il fondo dal quale i salari accessori di Roma si alimentano, l’altro per portare a livelli nazionali (passando dal 35 a circa il 50 per cento) la parte fissa del salario (oggi considerata troppo bassa rispetto a quella accessoria) salvando così la dignità degli stipendi dei comunali.

La seconda possibilità, se non passasse l’ipotesi Causi sarebbe quella di approvare una delibera del Commissario con la quale alzare la parte fissa del salario. Un’operazione indispensabile a salvaguardare la pace sociale, minacciata su fronti caldissimi come uffici, scuole e vigili urbani, buona parte di quei 23mila dipendenti disposti a tutto per non tornare ai livelli di retribuzione di quasi dieci anni fa.

E che rischiano comunque nelle prossime settimane di sentirsi chiedere indietro dalla Corte dei conti i soldi ottenuti in passato: circa 4 mila euro a lavoratore per un totale di circa 340-350 milioni. Una situazione ancora tutta da definire e che lascia la città appesa al filo della protesta mentre il Pd di Renzi e Orfini è alla ricerca un candidato per le prossime amministrative in grado di affrontare una impegnativa campagna elettorale.

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