Da Roma ai Castelli è iniziata la partita delle Olimpiadi. È giusto che nella Capitale si faccia la competizione dei cinque cerchi? Roma ha i mezzi per farcela? Domande che potrebbero essere ben presto l’oggetto di un nuovo referendum.
Da oggi in tutti i municipi verranno raccolte le firme per il quesito da presentare al commissario Tronca. Una volta che il referendum sarà ammesso partirà la raccolta di altre firme. Il 25 gennaio l’Aula della Camera discuterà la mozione di Sinistra Italiana che impegna il Governo ad attendere il risultato prima di chiudere formalmente la candidatura per Roma 2024. Servono almeno 1000 firme secondo lo statuto del Comune.
Tor Vergata è al centro del progetto. In questa zona è stata individuata l’area in cui sorgerà il Villaggio olimpico. La priorità è valorizzare al meglio il Parco, un’area dove viene realizzato il villaggio e dove gli atleti, i tecnici e gli accompagnatori sono in condizioni di andare, con l’utilizzo di pochi impianti, dal loro alloggio ai siti delle competizioni. Il che vuol dire altro cemento, una parola che non piace proprio ai residenti. La vera battaglia si giocherà però in Consiglio comunale dove Stefano Fassina sfida il Pd.
Con una mozione si ‘smontano’, dati economici alla mano, tutti gli argomenti pro-Olimpiadi. Si sottolinea che «da almeno un quarto di secolo, le olimpiadi o altre importanti manifestazioni sportive, come ad esempio i mondiali di calcio, sono risultati un pessimo affare per le città e i Paesi ospitanti sul piano dei bilanci pubblici, dell’assetto urbanistico, della qualità della vita prima, durante e dopo l’evento, sia nel breve che nel medio-lungo periodo; secondo i dati di una ricerca di Andrew Zimbalist, pubblicata qualche mese fa da Brookings Institutions, fondazione di prima qualità scientifica, dal titolo decisamente evocativo, quasi un avvertimento in extremis per Roma 2024: ‘Circus Maximus. The economic gamble behind hosting the olympic game and the world cup».
Il rischio, sottolinea la mozione di Fassina, «è che anche le Olimpiadi di Roma 2024 risultino un danno più che un beneficio per la collettività; i dati di evidenza empirica sono, infatti, abbondanti e univoci».
Ma se a Roma si respira un’aria di alta tensione, ai Castelli Roma 2024 potrebbe sicuramente ridare slancio a un’area dimenticata da troppi anni.
Con una lettera protocollata nei giorni scorsi, il sindaco di Castelgandolfo, Milvia Monachesi, scrive al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, al presidente del Coni Giovanni Malagò ed al presidente del comitato promotore di Roma 2024, Luca Cordero di Montezemolo per rivendicare un ruolo di primo attore per la sua città. Esattamente e più di quanto avvenuto 55 anni fa. Nella missiva il primo cittadino elenca le principali motivazioni alla base della richiesta. A cominciare dai collegamenti con il lago Olimpico, che sarebbe molto comodo per gli atleti a Tor Vergata. Inoltre la particolare conformità del Lago chiuso tutto intorno a mo’ di anfiteatro costituisce una vastissima arena che permette la completa visibilità dalla partenza all’arrivo a decine di migliaia di spettatori. Vengono inoltre valorizzate le bellezze ambientali e archeologiche dell’area.
«Riteniamo sinceramente – si legge nella lettera del sindaco – la scelta di riutilizzare il lago Albano di Castel Gandolfo molto più oculata rispetto a quella di costruire un faraonico bacino artificiale lungo non meno di 2300 m, largo non meno di 100 m, profondo non meno di 3 m e alimentato da quale acqua? Da quella del “biondo Tevere” con la sua alta carica batterica oppure da quella delle falde freatiche o sotterranee, alterando pericolosamente un equilibrio naturale già reso estremamente vulnerabile dall’opera sconsiderata dell’uomo?
Ha senso realizzare questo bacino acquatico artificiale, spendere decine di milioni di euro per un canale artificiale, stante la crisi economica che è in via di superamento ma tuttora in atto, in presenza di un lago già esistente e già collaudato positivamente per una Olimpiade? Davvero Roma vuole essere la capitale dello spreco?»