A carnevale ogni scherzo vale, ma in alcuni casi si potrebbe anche dire scherza con i fanti e lascia stare i santi. Non che l’on. Roberto Morassut ex assessore di Veltroni sia in odore di santità, ma resta il fatto che gli hanno tirato un brutto scherzo. Soprattutto in un momento delicato dove per le primarie del Pd oltre all’unto da Renzi Roberto Giachetti, circolano anche i nomi di Estella Marino ex assessore all’ambiente, Stefano Pedica (ex Italia dei Valori), Paolo Masini anche lui ex assessore defenestrato anzitempo da Marino e lo stesso misterioso Ignazio del quale non sono ancora note le intenzioni.
E mentre alcuni circoli del Pd sono in subbuglio al punto che quello di Donna Olimpia, feudo dell’ex segretario cittadino on. Marco Miccoli, sbatte letteralmente in faccia la saracinesca al commissario Matteo Orfini che lo vuole accorpare a quello di Monteverde, tirare in ballo il nome di Morassut (si dice, prediletto di Veltroni) significa bruciagli lo start. «Non ho ancora deciso» fa sapere Morassut, il quale dopo aver aperto gli informatissimi (sempre da fonti interne al Pd, ovviamente) giornaloni romani legge esterrefatto della sua decisione, cotta e magnata, di candidarsi alle primarie.
«Non capisco con chi abbiano parlato e dove abbiano preso tale notizia – lamenta l’onorevole tirato in ballo -. La verità è che io non ho ancora deciso nulla e non saranno i giornali, con tutto il rispetto (e perché rispettarli quando ti fregano? ndr) a influenzare una decisione così importante. Aggiungo: nel pomeriggio di ieri qualcuno ha fatto circolare una falsa agenzia di stampa che annunciava la mia candidatura. Con una altrettanto falsa mia dichiarazione.»
E qui andiamo sul pesante perché riportare una dichiarazione falsa dovrebbe può anche passare come un misunderstandig, ma addirittura diffondere un falso dispaccio richiederebbe perlomeno l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti nei confronti di chi ne è l’autore. Insomma c’è qualcuno che a Roberto gli vuole bruciare la candidatura, il che non sorprende, data rinnovata rissosità del Pd romano. Apparentemente un pullulare di convegni, incontri e assemblee che di fatto mobilitano le vecchie logiche correntizie e dei gruppi diptere. Esattamente quel sistema che il commissario Orfini, con i suoi pieni poteri, doveva smantellare nel Pd romano messo in ginocchio dalla Relazione Barca (a proposito che fine ha fatto il professore che qualcuno dava addirittura per candidato?).
In questa situazione si sfibra anche il raduno degli eletti e amministratori del Pd di sabato al Brancaccio, che doveva segnare il rientro di Sel, oggi Sinistra italiana, nella coalizione di centro sinistra che aveva vinto nel 2013. Ma Il fuoriuscito Stefano Fassina non ne ha voluto proprio sapere mettendo in difficoltà il vice presidente della Regione Massimiliano Smeriglio e i suoi fedelissimi che rischiano di venir esclusi dall’aula Giulio Cesare con le prossime elezioni. Fassina corre da solo e sta già girando le periferie delle quali pare che tutti, prefetti, politici ecc, si siano accorti solo dopo il malo dimissionamento di Marino.
Rebus sic stantibus, qualche militante comincia a rimpiangere i tempi in cui erano proprio le correnti a indicare i candidati alle primarie anche se poi il vincente lo designava il più forte in accordo con tutti gli altri, come avvenne con Ignazio Marino. In conclusione, siccome il più forte oggi è Matteo Renzi strada spianata a Roberto Giachetti che conosce Roma perché già capo di gabinetto ai tempi preistorici di Rutelli e soprattutto grande tifoso della Roma.
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