Elezioni, nasce il Partito di Adinolfi e Dio è con lui

Si chiama “Partito della Famiglia” e si oppone al sistema governato da massoneria, banche e lobby omosessuali

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«Il Pd è da una parte, il Popolo della famiglia è dalla parte opposta. Dio è con noi». Un salto indietro nei secoli con uno slogan da crociate agli eretici, sino all’infausto Gott mit uns di memoria nazista. Così nasce come un “sacramento” il Partito della Famiglia (PdF), tenuto a battesimo ieri da Mario Adinolfi, eletto presidente (e ci mancherebbe) per acclamazione. Con lui viene proclamato segretario Gianfranco Amato, avvocato di Varese e presidente dei Giuristi per la vita.

«UN PROGETTO VOLUTO DA DIO»

Nella diaspora dei partitini italiani destinati all’estinzione ci mancava proprio quel quid di integralismo cattolico che stride con le posizioni innovatrici di papa Francesco. Eppure è successo ieri alla sala del Palazzetto delle carte geografiche di Roma dove 200 partecipanti si sono autoproclamati «protagonisti di un pezzo di storia di questo Paese» e portatori di «un progetto voluto da Dio» tanto che nel loro manifesto costitutivo invocano non solo l’aiuto del Padreterno ma anche lo «sguardo benevolo di Maria vergine».

UNA CROCIATA PER LA FAMIGLIA

In verità l’avvocato di Varese è un filino preoccupato del rischio che i suoi seguaci vengano percepiti come «imbarazzanti, crociati, retrogradi, bigotti, integralisti», ma la ragione di tanta ostilità sta nel fatto che «il nome di Dio nella politica italiana oggi è impronunciabile». Così il Pdf punta sulla sulla famiglia che «è la madre di tutte le battaglie». Oggetto della crociata c’è un’Italia governata da «un gruppetto di dirigenti autoreferenziali che risponde a poteri fortissimi: massoneria, banche, lobby omosessuali. Un gruppetto asfissiato dalla logica del politically correct, che attraverso una folle rivoluzione antropologica sta portando il nostro Paese verso l’abisso del nulla». Scongiurate (per ora) le trame dei protocolli dei Savi di Sion, con il PdF «c’è l’Italia delle mamme, papà, figli, nonne che hanno deciso di difendere i valori in cui credono e non vogliono cederli».

IL PARTITO DELLA FAMIGLIA E I SUOI CANDIDATI SINDACI

Poi tocca a “the big Mario” che, reduce dal family day al Circo Massimo, spiega perché è nato il partito: «Dopo il tradimento in Senato dovevamo dare una risposta, ora. Perché si vota ora». E alla platea eccitata Adinolfi promette di candidare almeno 300 sindaci alle prossime amministrative. Poi con umiltà tutta cristiana aggiunge «sulle nostre spalle c’è una responsabilità storica: fermare una visione antropologica che vuole trasformare le persone in cose, incarnata in questa vicenda incredibile di Nichi Vendola» con un commosso abbraccio simbolico al figlio Tobia «nato da un ventre (sic) di donna, da una mamma» e che «è stato privato di un suo diritto civile…». Poi è il momento di alcuni candidati sindaci, fra i quali spicca Mirko De Carli di Bologna che punta il dito contro la legge sulla parità dei diritti recentemente approvata dal Senato. «Abbiamo perso la battaglia al Senato perché c’erano senatori che si dicevano cattolici a parole ma nei fatti tradivano quei valori per cui avevano chiesto consensi elettorali». Ma dopo questo tradimento della Santa Fede in caso di vittoria sotto la Torre degli Asinelli per Santa Vendetta abolirà il festival del gender e aprirà la campagna elettorale con un pellegrinaggio alla Madonna di San Luca. Poi annullerà i finanziamenti a tutte le associazioni lesbo/gay/trans staccando la luce a quelle arcobaleno che hanno le bollette pagate dal Comune.

L’APPRODO DI MARIO ADINOLFI ALL’INTEGRALISMO REAZIONARIO

Curioso excursus politico, quello di Mario Adinolfi che, da posizioni cattoliche di sinistra, commentatore sul quotidiano del PD Europa e pasdaran di Matteo Renzi nella direzione di quel partito, approda alle derive dell’integralismo reazionario. Campione di poker (esperienza narrata con un suo libro) dal 2014 si distingue come polemista e scrittore con frequenti comparsate in Tv. Ora tenta di giocarsi la carta di un partito tutto suo nonostante abbia sempre tentato di candidarsi a qualcosa, a quanto pare senza il favore della Divina Provvidenza.

 

Giuliano Longo

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