“Roma non si vende”, i movimenti in piazza

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E’ stata una manifestazione importante quella di oggi a Roma sul tema delle privatizzazione e sul fronte dell’emergenza abitativa. Dalle sedici un serpentone si è snodato fino alla piazza del campidoglio per dire no alla svendita del patrimonio pubblico, alle privatizzazioni di asili e altri servizi, per la difesa dei diritti dei precari e di chi ha diritto a una casa. Una manifestazione dove il tema della casa era particolarmente sentito e che arriva a pochi giorni dalla delibera regionale che stanzia 197 milioni mettendo a disposizione circa 1200 alloggi per chi ha bisogno di una casa.

Un provvedimento che ha fatto infuriare inquilini, sindacati e movimenti per la casa che vedono ancora lontana la realizzazione di un progetto strutturale che permetta l’uscita dall’emergenza e contestano alla Regione l’inserimento di criteri che permetterebbero anche a chi sta occupando abusivamente la possibilità di ottenere un alloggio. La tensione, già molto alta tra le condizioni in cui versano i residence del Comune e il continuo viavai di occupazioni, sgomberi e nuove occupazioni attorno a quasi 200 immobili (solo a Roma), è nuovamente esplosa dopo la pubblicazione della delibera della Regione Lazio che intende dare piena attuazione al piano del Campidoglio per l’emergenza abitativa ma che secondo i vari soggetti in campo non risolverà il problema.

A parlare sono i dati: secondo l’Unione degli Inquilini la Regione Lazio non destina risorse aggiuntive al tema casa da circa 10 anni e il provvedimento appena varata tocchera una minima parte delle famiglie che non hanno una casa, mentre i dati sull’emergenza abitativa restano drammatici. Il tema riguarda tutta la provincia di Roma e il resto Lazio ma solo a Roma le cifre sono enormi, come spiega proprio Unione Inquilini: “Solo nella città di Roma vi sono circa 1000 famiglie nei residence cosiddetti Caat, circa 1500 quelle che nel 2012 avevano punti 10 (il massimo punteggio, all’epoca, per sfrattati con sfratto eseguito), circa 1500 famiglie che occupano in maggioranza immobili pubblici sfitti lasciati in degrado. A queste dovrebbero essere aggiunte almeno 10.000 famiglie che hanno presentato domanda per una casa popolare. Mentre sono 2500 le famiglie sfrattate con la forza pubblica ogni anno (8000 le sentenze emesse ogni anno a Roma)”.

“A fronte del complessivo fabbisogno abitativo la  delibera per l’emergenza abitativa – prosegue l’Unione inquilini – prevede nei prossimi anni (non si sa quanti) di mettere a disposizione solo 1200/1300 alloggi sia di edilizia residenziale pubblica che acquisiti o recuperati o autorecuperati, con uno stanziamento di 197 milioni di euro”.

L’altro grande tema della discordia sono i criteri di accesso agli alloggi, dove si è insinuato il dubbio di un trattamento “di favore” per chi occupa abusivamente. Secondo la Regione Lazio infatti potranno essere destinatari degli alloggi i “nuclei familiari inseriti nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi di E.R.P. di Roma Capitale sulla base dei bandi generali anno 2000 e 2012 ed ancora in attesa di assegnazione” avranno accesso al provvedimento anche i “nuclei familiari che alloggiano presso i Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea (CAAT) di Roma Capitale alla data del 31 dicembre 2013; nuclei familiari che vivono in immobili pubblici o privati impropriamente adibiti ad abitazione alla data del 31 dicembre 2013, come indicati nell’allegato D, unito alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale, che verrà aggiornato  da Roma Capitale sulla base delle mutate condizioni degli immobili”.

Il provvedimento che prevede l’accesso alla casa attraverso completamenti, nuove costruzioni, recuperi e autorecuperi, ai quali si aggiungono altri alloggi da acquistare fra l’invenduto ha sollevato le proteste della maggior parte dei sindacati, dalla Cgil alla Cisl, dal Sunia alla Sicet fino a Uniat e alla Unione Inquilini che, pur non restando indifferenti al provvedimento, hanno stigmatizzato alcune scelte della Regione definendola come fa Uniat un “ulteriore schiaffo ai cittadini che rispettano le istituzioni” o sottolineando, nel caso del Sunia di Roma e Lazio come “La Regione cancella con una seduta di giunta quasi due anni di lavoro del Comune finalizzato a riportare giustizia e rispetto dei diritti nella gestione e nell’assegnazione delle case popolari” o con le parole più “morbide” della Cisl che parla di un “pericoloso flop che strizza l’occhio all’illegalità”.

Stavolta però le reazioni non si sono limitate ai comunicati stampa: dalla assemblea dei movimenti a piazza santi apostoli di mercoledì scorso alla occupazione della piscina di San Paolo si sono susseguite le manifestazioni e i sit in che culmineranno nel corteo di oggi nel centro storico. Anche la questura di Roma non ha sottovalutato l’importanza dell’avvenimento: la Polizia ha messo a punto “il piano di sicurezza per la manifestazione indetta dalle varie organizzazioni di lotta per la casa capitoline” fanno sapere dalla Questura che ricorda: “Dopo le linee guida dettate dal Prefetto Gabrielli nella riunione tecnica di coordinamento” tenuta giovedì mattina “il Questore Nicolò D’Angelo, ha fissato gli obbiettivi operativi dei servizi: presidio capillare del territorio per garantire la libertà di manifestazione ed attivazione di tutti i sistemi di videosorveglianza disponibili che serviranno ad identificare tutti gli eventuali autori di forme di illegalità e prevaricazione. Le Forze dell’Ordine, dunque, hanno lavorato per garantire il corteo e la successiva manifestazione in piazza  Madonna di Loreto,  con l’indicazione di privilegiare, in ogni fase, il dialogo ma di non accedere ad alcuna tolleranza  in caso di violazione delle leggi”.

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