La sentenza per il processo su Mafia Capitale è ancora lontana, ma la decisione di ieri del tribunale di confermare la detenzione per alcuni imputati “minori” arrestati a suo tempo non lascia presagire gran che di buono per il maggiore imputato, insieme a Carminati, Salvatore Buzzi che anche oggi in collegamento dal carcere di Tolmezzo ha preso la parola per dichiarazioni spontanee.
«Noi prima vittime e poi complici di questo sistema» ha esordito l’ex patron delle cooperative sociali aggiungendo che il sistema corruttivo «non è iniziato con Alemanno o con Marino sindaco di Roma. Il sistema è partito con il Giubileo del 2000 quando sono state eliminate le procedure (a gara, ndr) e sono partite tutte le negoziali (trattative private, ndr)».
Un sistema che successivamente ha generato procedure con affidamento diretto alle sue cooperative all’88% con Alemanno e altrettante con Marino. «Mentre con Alemanno – ha proseguito Buzzi -, almeno per quanto riguarda la mia coop, il sistema era legato esclusivamente ad alcuni settori e ad alcune persone. Con Marino sindaco esplode».
Perchè «noi non avevamo mai avuto una richiesta di denaro da parte degli esponenti del Pd, che era il mio partito, ma con Marino sindaco inizia il mercimonio».
Infatti «non si poteva andare in Consiglio comunale che tutti ti chiedevano assunzioni, uno è arrivato a chiedermi di assumere l’amante dell’avvocato. Era una politica bulimica e corrotta (dove) erano coinvolti tutti, capigruppo e presidenti di commissione». Per questo Buzzi ha riempito 500 pagine di verbali, ma non è stato creduto. «In questa inchiesta – ha aggiunto – tanti politici sono stati arrestati, ma tanti non sono stati nemmeno inquisiti. Per quanto riguarda i politici del Pd, sono stati arrestati solo quelli che facevano parte di una certa area politica, l’area di riferimento di Bersani, l’area che non è stata colpita è quella che fa riferimento al presidente Renzi».
Questo per Buzzi non significa richiamare una responsabilità del segretario del Pd, ma fa notare che «casualmente c’è stata una discriminazione di questo tipo tra i politici». Politica o no il giro di soldi c’è stato e Buzzi non vuol passare per imbroglione e dice di aver scritto un «“libro nero” proprio per documentare questo passaggio di soldi, a futura memoria. Se no qualcuno poteva dire “Buzzi si è fregato i soldi”. No Buzzi i soldi li ha dati. Ero io che decidevo le uscite, chi prendeva i soldi, ma nessuno di noi si è arricchito personalmente».
Infine un attacco al metodo delle intercettazioni «Mettiamo il jammer (uno strumento utilizzato per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere onde radio, ndr) quando un signore che si spacciava per commercialista, invece poi abbiamo saputo che era un carabiniere, ci ha venduto delle informazioni riservate sulle indagini dalle quali veniva fuori che c’era stata una spia tra concorrenti. Questa informazione la condivisi con Carminati che mi disse mettiamo il jammer. Questo signore carabiniere che vi sto dicendo ha preso 19mila euro per queste informazioni ma non sta qui con noi. Volete un nome? L’ho fatto già al luglio del 2015». Lasciando intendere che la corruzione non si limitava solo agli ambienti politici ma anche a pezzi dello stato corrotti. Di questo potrebbe forse dire qualcoda di più Carminati, re del mondo di mezzo, che sino ad oggi non ha rilasciato alcuna dichiarazione spontanea ben sapendo che ai fini processuali queste hanno una importanza relativa e solo mediatica, mentre sarà lo stesso svolgimento del processo a chiarire la sua linea difensiva.
Giuliano Longo