Nella drammatica crisi del lavoro, emergono storie collettive, come Alitalia o l’IDI. Ma il vero dramma sono le tante, troppe piccole storie, che vedono protagoniste le donne che lavorano nei servizi di assistenza domiciliare. Una di questa storie si svolge sul litorale Romano, ad Anzio e Nettuno.
Protagoniste una cinquantina di donne ( e qualche uomo, a onor del vero ) che lavorano da anni nel servizio distrettuale di assistenza domiciliare ad anziani ed utenti fragili. Il servizio si è visto progressivamente ridimensionare il numero delle ore, passate da 60.000 a circa 45.000 ore annue sino ad agosto. Questo ha comportato un taglio dei servizi e degli stipendi, in parte sostenuto da un accordo di solidarietà. Da agosto però il taglio si è fatto insostenibile. Dal 12 agosto si è passati a 33.000 ore annue di servizio, l’accordo di solidarietà non basta più, anche perché la nuova cooperativa non riesce a farsi carico di una parte di questo salario.
Le lavoratrici sono ormai esauste. Eseguono servizi anche solo per mezz’ora, lavorano pochissime ore al giorno, spesso spostandosi di chilometri con le loro auto, con orari infernali. CGIL e CISL di categoria hanno incontrato le assessore dei due Comuni, prospettando due
possibili soluzioni, almeno per attenuare questa drammatica situazione: sbloccare anche con il consenso della Regione alcuni fondi accantonati per progetti futuri, oppure reinserire i contributi in quota parte ( oltre 200.000 euro ) che i due Comuni hanno erogato per il servizio di assistenza domiciliare sino allo scorso anno. A oggi nessuna risposta a queste richieste, e nessuna risposta neanche i Sindaci, ai quali è stata indirizzata una formale richiesta di incontro, ha avuto esito.
«Non siamo più in grado – dichiarano i sindacalisti – di assolvere ad un ruolo, quello del parafulmine, che non è il nostro. Un servizio così importante per i cittadini di Anzio e Nettuno più fragili è stato di fatto smantellato, nel silenzio più assordante. Speriamo ancora che la politica con la P maiuscola provi a dare una risposta ma stiamo perdendo la speranza, e con noi le lavoratrici e gli utenti, che si vedono togliere ore di servizio oltre ai tanti in lista di attesa. In assenza di una risposta non possiamo escludere gesti eclatanti, perchè anche la dignità ha un limite, ed è già stato superato».