Disparità e clientelismo: scontro aperto a Colleferro

Assunzioni sospette e battaglia per le quote rosa in giunta. Sabato le donne scenderanno in piazza

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Quote rosa non rispettate, assunzioni sospette, bandi di concorso anomali e incarichi ad aziende poco trasparenti. E’ un’Amministrazione ormai fuori controllo quella di Colleferro dove ieri sera è andato in scena l’atteso Consiglio richiesto a più tornate dall’opposizione.
Al primo punto all’ordine del giorno la questione della giunta “celeste” per cui l’Amministrazione ha ricevuto già un’ammonizione da parte del Tar del Lazio. Non ci sarà per ora alcun rimpasto e revisione delle quote rosa. Il sindaco Cacciotti preferisce attendere la sentenza del Consiglio di Stato, a cui il Comune ha fatto ricorso.

Intanto le donne di Colleferro scenderanno sabato in piazza. «Questi giochi del sindaco non ci piacciono – dice Ina Camilli della Consulta Donne. Da una parte Cacciotti non vuole rompere gli equilibri della sua maggioranza e ricorre al Consiglio di Stato, dall’altra vuole salvare la faccia di fronte ai cittadini e preannuncia in Consiglio la nomina di un assessore donna. Siamo stanchi di questi trabocchetti, vogliamo ristabilire l’ordine in questa città. Confidiamo nella sentenza del Consiglio di Stato».

Ma quella delle quote rosa è solo la punta di un iceberg. «Sono diverse le questioni che ci vengono tenute nascoste e di cui non abbiamo una risposta – spiega il consigliere Pierluigi Sanna. A partire dalla questione della guardiania al cubo dove il Comune spende 40mila euro per un servizio di cui non conosciamo il perché. Poi – aggiunge – ci sono le assunzioni del centro anziani a chiamata diretta e senza un bando. E non c’è trasparenza neanche per gli affidamenti dei servizi alle ditte. Nell’ultimo bando di concorso dell’Aster hanno abbassato a procedura in corso il punteggio per partecipare. Anche per i servizi di manutenzione – continua – ci sono cose che non vanno. O alcune ditte fanno volontariato o c’è uno strano giro che a tutti sfugge. Chiederemo l’intervento della Corte dei Conti. La nostra battaglia non finisce qui».

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