Valle del Sacco, Carella: «Governo non impugni la sentenza»

L'onorevole scriverà una lettera al nuovo ministro dell'Ambiente: «I lavori, ormai fermi da un anno, sono urgenti e necessari perché l'inquinamento intorno al fiume è ancora tutto da risolvere»

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valle del sacco inquinamento

Quaratann’anni di inquinamento dei suoli delle acque e dell’aria che ancora incidono pesantemente sulla salute delle popolazioni locali, non possono venir burocraticamente declassati con un tratto di penna con tutte le conseguenze per il finanziamento di progetti statali di risanamento ambientale.

LA POSIZIONE DI CARELLA – Su questa linea sembra muoversi anche la sentenza del Tar che ha annullato la decisione dell’allora ministro Clini per declassare appunto la valle del Sacco da sito nazionale a sito regionale di grave emergenza ambientale. E’ di oggi la presa di posizione del dell’on Renzo Carella che scriverà una lettera al nuovo ministro dell’Ambiente per chiedere che il Governo non ricorra al Consiglio di Stato contro la decisione del tribunale amministrativo. «Quel provvedimento era sbagliato – ricorda ancora il deputato eletto in quei territori – e ha ritardato di un anno i lavori che ora sono urgenti e necessari perché l’inquinamento della Valle del Sacco, intorno al fiume, è ancora tutto da risolvere». Ma oltre a chiedere che il ministro rinunci al ricorso Carella chiede al ministro Galletti di convocare la Regione, i sindaci della valle e l’Arpa regionale per far ripartire i lavori di bonifica fermi da un anno a cominciare dal disinquinamento all’interno dell’area industriale della ex Bpd di Colleferro prevedendo anche la bonifica di tutta l’area agricola limitrofa al fiume sacco fino a Ceccano.

IL NODO – La questione della bonifica dell’area ex Snia (come viene ancora chiamata) di Colleferro è una vicenda infinita che era balzata all’onore delle cronache già nei primi mesi del 2000. Nel 2005/2006 si manifestò anche l’inquinamento di gran parte del bacino dove scorre il fiume Sacco con una moria di animali di allevamento e il blocco totale delle attività agricole prospicienti le sponde del fiume. Un complesso di fattori ambientale prossimi al disastro con preoccupanti rilevazioni sanitarie sullo stato di salute della popolazione. Va aggiunto che a Colleferro è attivo il termovalorizzatore finito talora sotto il mirino della procura di Velletri per la qualità dei rifiuti bruciati mentre è noto che quegli impianti, la cui installazione risale alla fine degli anni ’90, dovrebbero essere radicalmente ammodernati per evitare le periodiche interruzioni delle linee di incenerimento. Infine, ciliegina sulla innominabile torta, mentre a Roma si canta vittoria per la chiusura della mega discarica di Malagrotta, a Colleferro continua funzionare a pieno ritmo quella di Colle Fagiolara che raccoglie i rifiuti tal quale di altri comuni. Un insieme di fattori che dopo decenni si vanno cronicizzando con effetti ancora imprevedibili.

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