Bomba sanitaria, a Roma nessuna informazione sui rischi della Tubercolosi

I rischi sono presenti anche sul territorio dei Castelli romani, ma non sembra esserci una campagna informativa adeguata

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FRASCATI OSPEDALE

Secondo calcoli approssimativi gli immigrati che la Capitale ha accolto o sta accogliendo sarebbero almeno 6000 in situazioni di grande disagio come i circa 800 (ma forse di più) che occupano lo stabile della Romanina. L’allarme sanitario, come già riportato da Cinquequotidiano, era stato lanciato dall’Ordine dei Medici di Roma perché, dichiarava il presidente dell’ordine «quando si tratta di clandestini e non di immigrati regolari, bisogna considerare che arrivano in Italia senza avere alle spalle un check up di vaccinazioni regolare e documentabile. Per questo devono essere sottoposti ad accertamenti sanitari rigorosi».

MANCANZA DI PROTEZIONE – Gli operatori sanitari della Croce Rossa sino ad aggi addetti ai primi controlli ed assistenza sanitaria non sono oggi più di 200 e gli stessi sindacati di polizia lamentavano la carenza di attrezzature di protezione e controllo al momento dello sbarco di questi disperati prevalentemente sulle coste siciliane. Nel frattempo l’Ordine aveva approvato una risoluzione per chiedere alla Regione «di potenziare la vigilanza sanitaria», mentre al Ministero dell’Interno si era svolto un vertice cui aveva preso parte anche il sindaco Ignazio Marino. A giugno un immigrato arrivato nella Capitale dalla Sicilia e temporaneamente alloggiato nello stabile occupato della Romanina era morto di Tbc. Già a giugno il sindaco aveva indirizzato una lettera al ministro dell’Interno Alfano e a quello della Salute Beatrice Lorenzin denunciando che gli immigrati arrivati a Roma, dopo essere sbarcati con mezzi di fortuna in qualche porto del Sud, potrebbero essere portatori di malattie pericolose.

PROBLEMATICA ESISTENTE – Nella sua lettera di giugno Marino citava il caso dei cittadini del Corno D’Africa dirottati nella Capitale senza alcun preavviso e manifestava la sua competente preoccupazione per le  possibili emergenze igienico-sanitarie «considerato anche che nelle zone di provenienza dei nuovi immigrati vi è una presenza elevata dei ceppi del bacillo della tubercolosi multiresistente alla terapia antibiotica, oltre che di casi di infezione di HIV e di altre temibili malattie infettive.» Giudicava quindi «assolutamente urgente e necessario l’istituzione di presidi territoriali per eseguirei tipo medico, che possano, da un lato, rassicurare gli immigrati circa le loro condizioni di salute e, dall’altro, tranquillizzare la comunità che li riceve.»  Ciò – concludeva Marino – «favorirebbe senz’altro un clima di maggiore serenità e di accoglienza, che non può prescindere da condizioni di sicurezza sanitaria.» Passati ormai tre mesi non è ancora noto quali misure siano sta assunte o quali interventi effettuati. Come abbiamo già ribadito nel nostro precedente articolo (vedi link) soprattutto nel caso della Romanina si tratta di un rischio che assume caratteri metropolitani perché potrebbe coinvolgere i comuni limitrofi dei Castelli Romani (Frascati, Grottaferrata, ecc.). Informare la cittadinanza sugli interventi in corso non vuole creare allarmismo e tanto meno alimentare razzismo di bassa lega, ma rassicurare l’opinione pubblica sulla efficienza tranquillizzante delle nostre strutture sanitarie.

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