Migranti, in arrivo altri 170mila profughi entro l’anno

I territori e sembrano rispondere con difficoltà agli appelli all'accoglienza, ma l'emergenza va affrontata ugualmente

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«Stiamo avendo ondate di sbarchi molto imponenti, da sabato notte e ieri sono sbarcate oltre 7 mila persone e questo sconvolge tutti i progetti che si possono costruire nell’accoglienza. Per questo abbiamo lanciato una richiesta di nuovi posti, ne abbiamo chiesti 80 per ogni provincia ad esclusione di quelle siciliane». Così ha riferito Mario Morcone, capo del dipartimento per le libertà civili nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti. Una struttura del ministero dell’interno che opera da anni con il prefetto Morcone che oggi deve affrontare l’emergenza fra le resistenze, talora pretestuose, che gli enti locali avanzano. Ma mentre la fobia per il migrante dilaga abilmente strumentalizzata dalla destra e dalla Lega, lui il problema lo deve affrontare anche perché al momento, oltre all’accoglienza non esistono soluzioni sia pure fantasiose o crudeli.

Non a caso Morcone cita l’esempio della Valle D’Aosta che ha negato la disponibilità per 79 posti nei ben 74 comuni della “Vallee”, quando sarebbe bastato accogliere anche un solo migrante a comune per venir incontro alla richiesta. Se i territori non rispondono nonostante le sollecitazioni del ministero l’emergenza (perché di questo si tratta) va affrontata. Così è già stato individuato un primo hub in Emilia Romagna trasformando ed ampliando il vecchio Cie di Bologna. Lo stesso potrà avvenire in Sicilia con una caserma da ristrutturare, come a Civitavecchia dove già si stanno avviando i lavori su una caserma. Dall’incontro alle 17,30 dal ministro Alfano con le regioni e l’Anci dovrebbero scaturire altre soluzioni. «Gli hub – ha spiegato Morcone – sono strutture individuate a livello regionale, da cui poi smistare le persone o nel sistema degli Sprar, oppure in strutture aperte in via straordinaria se non ci sono posti». Nel sistema di accoglienza gli Sprar (sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) i progetti comunali sono finanziati all’80 per cento dallo Stato con la possibilità che questa percentuale possa salire data la situazione.

Il sistema degli Sprar, conta quasi 21 mila posti, poi ci sono le vecchie strutture nazionali come quelle di Crotone e Bari che contano circa 10 mila posti cui si aggiungono i piccoli centri, aperti temporaneamente, che contano circa 43 mila posti. Nei famigerati Cie al momento ci sono 340 persone in tutta Italia. Poi Morcone ha spiegato che fino al 31 dicembre scorso il ministero non aveva alcun ruolo sui minori, dal 1 gennaio 2015 se ne fa «carico, senza entusiasmo ma con la passione civile, è una competenza che proprio non volevamo. Stiamo cercando di risolvere i problemi che avevamo sul territorio». Ma l’accoglienza costa, come tutti i servizi pubblici, e un primo bando già prevede 45 euro al giorno pro capite per tutte le strutture che hanno aderito. Al primo bando si sono presentate 16 strutture e ne sono state autorizzate 10 che sono già in esercizio, nel centro sud, mentre sono completamente assenti in Lombardia, Veneto, Toscana.

Comunque è stato messo un limito di 4 strutture per ogni regione. Ora c’è un secondo bando cui hanno partecipato 11 nuove strutture «dalle quali contiamo di incrementare una prima accoglienza di qualità e questo anche per cercare di sollevare i sindaci, perché si è aperta una questione molto complicata sul peso che gli arrivi ha scaricato sui comuni». Infine una previsione che contraddice il catastrofismo diffuso anche dai media. L’anno scorso sono sbarcati 170mila migranti, solo dal 1 gennaio 2014 al 4 maggio 2014 sono stati 29 mila, mentre quest’anno nello stesso periodo sono stati 33mila con un incremento del 15%. In questo momento risultano in accoglienza tra le 83-84 mila persone tra adulti e minori. Quello che tuttavia non può oggettivamente dire il prefetto è cosa poi succeda dopo l’accoglienza.

Ad esempio, quanti permangano nei centri, quanti si dirigono verso il nord Europa dove ormai i controlli e talora i respingimenti si fanno più stringenti, dove fluiscano coloro che escono o fuggono dall’accoglienza. Problemi che non sono solo di ordine pubblico, ma di carattere sociale per una popolazione migrante in fuga che si va a stratificare su quella già da tempo presente nel nostro Paese. Ma se l’emergenza viene affrontata con competenza le questione sociale è ancora tutta per aria, anche se con il problema globale dei flussi migratori dovremo conviverci.

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