Nel novembre dello scorso anno Nicola Zingaretti ha firmato il decreto per la riorganizzazione della rete ospedaliera del Lazio mettendo a punto un sistema che conterà su 21.611 posti letto per un riequilibrio dell’offerta sanitaria nelle province. L’obiettivo è quello di portare il bilancio della sanità in pareggio entro l’anno in corso.
LA RIORGANIZZAZIONE – Nello specifico vengono complessivamente riorganizzate la rete dell’emergenza, quella cardiologica, del trattamento ictus, trauma grave e rete perinatale (ostetricia e ginecologia). Ed è su quest’ultimo settore che soprattutto a Colleferro stanno sorgendo numerose resistenze sostenute dai sindaci e dai parlamentari della zona. Come reagirà la Regione a tali pressioni è difficile a dirsi, resta tuttavia il fatto che a partire dal II semestre 2015 le attività ostetrica/neonatologica per le strutture accreditate che documentano un volume di nati inferiore a 500 non verranno contrattualizzate e i reparti verranno quindi chiusi. E’ il caso appunto di Colleferro che in un anno ha registrato solo 407 nati per cui tale attività verrà accorpata nel nuovissimo reparto di Palestrina. La rete perinatale viene così riorganizzata su due livelli di cura rispetto ai tre attuali. Sono previste quattro reti assistenziali che fanno riferimento all’Umberto I, al S. Giovanni, al S. Camillo e al Gemelli, con uno o due centri di II Livello ciascuna e relative strutture di I livello afferenti. Nel piano è previsto l’accorpamento della UO ostetrica/neonatologica di Monterotondo (419 nati) con Tivoli e appunto la UO ostetrica/neonatologica di Colleferro (407 nati) con Palestrina. La contestazione in corso non tiene quindi conto del basso livello della natalità in quell’area che comporta costi non indifferenti e punta sulla distanza di 15 chilometri che separa Colleferro da Palestrina, la stessa distanza che separa a Roma il San Giovanni dal Policlinico di Tor Vergata, con la differenza però di un traffico meno intenso per i due comuni della provincia interessati all’accorpamento.
LE PROTESTE – Ma queste considerazioni non paiono attenuare la protesta tanto che il deputato locale del Pd Renzo Carella ieri si appellava a Zingaretti chiedendogli di congelare qualsiasi iniziativa sui reparti di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Colleferro «in attesa di verificare i numeri relativi alla frequentazione dei due reparti da parte dei cittadini fino a dicembre 2015». Una dilazione che pare contestare i dati ufficiali della Regione, ma solo per la maternità perché «l’ospedale di Colleferro, nell’ambito della ristrutturazione sanitaria del Lazio e della Asl RmG, insieme all’ospedale di Tor Vergata, è l’unico che aumenta posti letto, con la realizzazione di strutture che da anni erano attese come la terapia intensiva e alla rianimazione, oltre che al mantenimento della specialità che ci sono e rimangono». Quindi aggiunge Carella «resta il tema dei reparti di ostreticia e ginecologia. Chiudere o minacciare di chiudere in queste ore i due reparti lo ritengo un atto insensato che va contro una logica di negoziazione e di verifica dei dati». Una logica che dovrebbe valere per tutte le altre strutture di maternità in fase di accorpamento, ma non per Colleferro. Comunque, come prassi della politica, una dilazione non si nega a nessuno anche se risulta difficile che gli interessi, anche politici, dei territori possano stravolgere le dimensioni di un piano regionale già approvato.
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