Incendi nel Parco dei Castelli, lo sdegno di Federcaccia Lazio

«Gesto criminale contro la biodiversità. Ci auguriamo sia fatta luce al più presto. Bracconaggio non ha nulla a che vedere con il mondo venatorio». La proposta contro il “problema cinghiali”

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La cronaca delle ultime settimane riporta con impressionante frequenza lo scoppio di incendi che spesso sono dolosi e che hanno interessato aree di particolare rilievo paesaggistico dei monti della Tuscolana e nel Parco Regionale dei Castelli. Per questo Federcaccia Lazio la prima ad intervenire è proprio censurando con sdegno ogni atto rivolto contro la biodiversità e il patrimonio faunistico e naturalistico.

L’IPOTESI – Sino ad oggi le indagini del Corpo Forestale dello Stato, che sta indagando su questi fatti dolosi, sta battendo la pista dei bracconieri. Un’ipotesi che, qualora trovasse fondamento, non farebbe altro che rimarcare ulteriormente la distanza tra gli appassionati di caccia e il bracconaggio, disposto a qualsiasi atto criminale pur di catturare o uccidere degli animali selvatici, protetti o meno.

Pertanto, prosegue Federcaccia, «fermo restando che la categoria dei bracconieri non ha nulla a che vedere con quella dei cacciatori, stigmatizziamo ovviamente l’accaduto augurandoci che si faccia quanta più luce possibile su questi fatti delinquenziali».

PROBLEMA CINGHIALI – Allo stesso tempo, proprio per salvare la biodiversità che va tutelata con ogni mezzo, Federcaccia si augura che le autorità mettano finalmente mano a contromisure per il contenimento dei cinghiali all’interno dell’area metropolitana e dei parchi limitrofi.

Per questo l’associazione si è rivolta al Parco Regionale dei Castelli, a mezzo stampa, proponendo di utilizzare le squadre di cacciatori ricadenti nell’ambito territoriale di caccia per ridurre il numero di cinghiali presenti all’interno dell’area protetta, tramite battute autorizzate e controllate dalle autorità preposte.

«Queste battute sortirebbero il duplice effetto di abbattere alcuni capi e, soprattutto, allontanare dal Parco il grosso della popolazione, restituendo alle altre specie selvatiche un minimo di equilibrio e una possibilità di sopravvivenza e sostentamento».

 

 

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