Roma-Latina, niente sarà più come prima: tutte le minacce della nuova opera

Comitati e associazioni sul piede di guerra: «Un atto ingiusto trasformato in legge è violenza. Noi non ci arrendiamo»

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Resistere e continuare la lotta con altri mezzi a partire da presidi permanenti e azioni dirette. È questa la strategia decisa da comitati, aziende e associazioni tutte riunite  Ieri sera presso il Teatro della Dodicesima a Spinaceto per dire no alla realizzazione del “Corridoio Intermodale Roma-Latina” e del “collegamento Cisterna-Valmontone”. Servirà un’azione chiara e dura per fermare i cantieri. La Società “Autostrade del Lazio” – società mista composta al 50% da Anas SpA e dalla Regione Lazio – ha infatti revocato la sospensione temporanea della procedura. La ripresa è stata disposta dopo la conferma da parte del Ministero dei Trasporti della sussistenza delle fonti di finanziamento e dell’inserimento dell’opera nell’elenco delle infrastrutture strategiche approvato dal CIPE. Questo vuol dire che l’opera partirà.

L’ALTERNATIVA – I comitati spingono per una riconversione del finanziamento Cipe. «Siamo sempre stati coscienti che la nostra lotta non era facile – si legge in una nota del coordinamento dei comitati del No alla Roma Latina – perché toccava gli interessi dei grandi avvoltoi rapaci imprenditori di appalti pubblici. Noi siamo stati e saremo sempre dalla parte delle nostre comunità, dei pendolari e degli agricoltori, per l’adeguamento in sicurezza di tutta la via Pontina e i 600 morti per incidenti stradali sono tutti sulla coscienza dei governanti, come quelli per il forte inquinamento atmosferico. Siamo – continuano – per la difesa delle decine di aziende agricole d’eccellenza che verranno espropriate, per la tutela contro lo sventramento del Parco di Decima-Malafede e dell’impatto sul Lago di Giulianello, per la difesa della qualità della vita contro il grave danno sociale sui quartieri di Roma Sud, per la metropolitana leggera meno costosa e più efficace perché ridurrà del 60% il traffico delle auto sulla via Pontina eliminando le interminabili file, riducendo i tempi di percorrenza sia per chi utilizzerà il mezzo di trasporto su ferro e sia per chi continuerà ad usare il mezzo privato.  Ci appelliamo a tutte/i gli uomini e le donne liberi/e, alla cittadinanza attiva, affinché come un solo corpo vivo ed ecoresistente si compattino unitariamente e fraternamente al nostro movimento autonomo e indipendente per bloccare la devastazione. Con l’apertura del cantiere, tutto non sarà più come prima. Invitiamo tutte/i a non arrendersi, perché un atto ingiusto trasformato in legge è violenza».

PROGETTI A CONFRONTO – In uno studio (vedi foto) presentato dall’ANCE/ACER (Associazione delle Piccole e Medie Imprese) viene sintetizzata l’efficacia di stornare i 468 mln di euro dall’autostrada a pedaggio per l’adeguamento in sicurezza di tutta la via Pontina. Dall’altra parte il progetto della nuova autostrada prevede 186 km di infrastrutture per un costo (iniziale si intende) che si aggira intorno ai 2,8 milioni di euro. È la più grande colata di cemento mai pensata prima in provincia. «La notizia – dichiara in una nota Valentina Corrado, capogruppo del M5S Lazio – non può che provocare un moto di sgomento in ogni cittadino e contribuente laziale, che vede profilarsi all’orizzonte l’ennesima opera inutile a spese della collettività. Noi del M5S – prosegue – negli incontri con i comitati e con i pendolari abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà a questa opera che non porterà nessun beneficio al pubblico ma solo ai privati. La storia giudiziaria di questo progetto dovrebbe suggerire a tutti di desistere ma ci sono interessi economici molto forti che uniscono destra e sinistra e che pongono il buonsenso in secondo piano davanti ai calcoli elettorali. Si metta in sicurezza la Pontina e si vada avanti sul progetto di una metropolitana leggera che favorisca i pendolari e non i soliti cementificatori con buone entrature nelle istituzioni».

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