Si riaprono antiche ferite antiche e preoccupazioni occupazionali per il territorio di Colleferro in quasi completa de-industrializzazione da almeno 20 anni. Gli unici fiori all’occhiello oltre al cementificio di Pesenti, la Fiat Avio le due linee di termo-valozziazione essenziali per lo smaltimento dei rifiuti del Lazio e di Roma ma piuttosto vecchiotte. Sino al 2012 ne era proprietario il consorzio Gaia che peraltro provvedeva alla raccolta dei rifiuti in numerosi comuni circostanti, pagando il prezzo dei ritardati pagamenti della amministrazioni. Un fenomeno che si verifica ancora oggi nonostante Gaia e tutti i suoi impianti siano di proprietà di Lazio Ambiente, società regionale costituita sotto l’amministrazione Polverini.
IL NODO
Ma oggi pare che anche questo ciclo di predominio pubblico si vada chiudendo perché Zingaretti intende privatizzare la società che continua a dare più grattacapi che utili. Ancora nel 2009 l’allora Commissario di Gaia tentò di mettere a bando il Consorzio e circolarono voci sui possibili acquirenti, ma poi prevalse la scelta pubblica per salvare il salvabile e soprattutto l’occupazione per i circa 1.000 dipendenti. Il Consorzio Gaia venne rilevato da Lazio Ambiente, società ad esclusivo capitale pubblico, nel marzo del 2013. A tre anni di distanza la Giunta regionale su proposta dell’Assessore al Bilancio Alessandra Sartore e di concerto con l’Assessore all’Ambiente Mauro Buschini, pochi giorni fa ha approvato una delibera per la dismissione della partecipazione in Lazio Ambiente S.p.A., dando esecuzione a quanto previsto dal Piano di razionalizzazione delle società regionali in attuazione della Legge di stabilità nazionale 2015. La delibera prevede di individuare un soggetto terzo ed indipendente al quale affidare la funzione di consulente per tutte le questioni di natura economico-finanziaria e legale da affiancare ai tecnici della Direzione Bilancio per avviare la dismissione societaria. «Ovviamente – rassicura l’assessore regionale all’ambiente Buschini – importante è la garanzia della salvaguardia dei livelli occupazionali».
L’ASPETTO TECNOLOGICO
Ma vi è anche un aspetto tecnologico che riguarda il revamping degli impianti di termo-valorizzazione, per questo è stato chiesto a Lazio Ambiente di effettuare una serie di verifiche tecniche sul funzionamento degli impianti. Già lo scorso anno fu lo stesso governatore Nicola Zingaretti ad affermare che non intendeva mantenere il 100% della proprietà di questa società regionale favorendo l’ingresso in partnership di altri operatori del settore per quanto riguarda la gestione degli impianti industriali. In effetti la costituzione di Lazio Ambiente era stata una soluzione temporanea della giunta Polverini per evitare una situazione di emergenza per la gestione dei rifiuti e per l’occupazione. Ora sorge la necessità di mettere a sistema e rinnovare gli impianti industriali, quindi ci vogliono capitali e probabilmente una nuova governance. Scontata l’opposizione dei sindacati (vedi link) che definiscono «inaccettabile dover apprendere dalle agenzie di stampa della dismissione e probabile privatizzazione di Lazio Ambiente». Quindi minaccia di sciopero e la consueta lotta dura contro ogni ipotesi di privatizzazione. «Un settore oggetto di troppi appetiti – scrivono le sigle sindacali – non può essere dato in pasto ai privati con un atto burocratico, soprattutto se ci si espone al rischio di svendere una società che si è lasciata agonizzare». Ma a monte ci sono altri problemi perché poco tempo fa il sindaco Colleferro Pierluigi Sanna parlava della sua città «già gravata da anni dalla presenza della discarica e degli inceneritori, che oggi si trova di fronte ad una gestione molto critica del servizio di raccolta, smaltimento e pulizia delle strade cittadine». Quindi chiedeva di rendere pubblico il credito che Lazio Ambiente ha nei confronti dei Comuni morosi, di conoscerne l’entità e quali di questi non hanno ancora provveduto al saldo delle fatture, avendo Colleferro ottemperato ai suoi pagamenti. Analoga e preoccupata la posizione degli amministratori di Valmontone. Se questo è il quadro è evidente che la ciccia del business saranno proprio le due linee di termo-valorizzazione (di cui una al 40% di Ama) mentre raccolta e spazzamento verranno lasciati alla discrezionalità dei vari comuni che potranno anche decidere di non avvalersi più dei sevizi della società regionale.
IL DUBBIO
Chi potrebbe risollevare le sorti della disastrata società pubblica? Di certo si sa che la Regione Lazio è contraria per principio e per scelta politica ai bruciatori, quindi intende disfarsi di quelli di Colleferro. Sullo sfondo Acea che da tempo sta affinando le proprie strategie sul business del trattamento e smaltimento dei rifiuti con un suo inceneritore già funzionante a pieno ritmo a san Vittore, nel cuore della Ciociaria. Ma gruppi del nord Italia e anche europei non mancano, ma saranno interessati solo alle due linee di incenerimento, per il resto si faccia avanti chi vuole, mentre a Roma AMA viene ricapitalizzata con soldi pubblici e già sfuma l’ipotesi di una sua privatizzazione.
Giuliano Longo