Sig. Procuratore, si levano proteste da ogni parte contro le contravvenzioni al codice della strada rilevate dagli autovelox comunali per violazione dei limiti di velocità imposti dai Comuni perfino sulle strade statali soltanto perché attraversano i loro territori. Ritiene che tutto ciò sia legittimo?
Mi pare che i Comuni non possano reclamare la propria giurisdizione sulle opere pubbliche statali, come le strade nazionali, le cui opere vennero realizzate con i fondi dell’ANAS e, poi, assoggettate all’amministrazione di questo grande Ente pubblico.
Le strade statali di grande comunicazione sono assoggettate all’amministrazione dei rispettivi enti proprietari, anche dopo che c’è stata la devoluzione dei beni demaniali ai Comuni. Il che non ha potuto riguardare le strade statali di grande comunicazione sottoposte al controllo ed alla vigilanza dell’ANAS, ente responsabile del corretto uso delle arterie pubbliche perfino dopo la sua trasformazione in società per azioni a totale partecipazione pubblica. Anche i beni demaniali restano tali pure dopo i cambiamenti degli ultimi dieci anni.
Da cosa ricava queste Sue valutazioni?
La legge e la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione hanno stabilito che l’ANAS è assoggettata al controllo ed alla giurisdizione della Corte dei Conti, proprio in qualità di Ente pubblico titolare di poteri di amministrazione e di gestione delle strade statali, ivi compreso il potere di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale.
Basterà leggere una delle ultime sentenze della Suprema Corte ed, in particolare, la n. 15594 del 2014.
Inoltre, secondo il decreto legislativo 26 febbraio 1994 n. 143 l’ANAS è Ente Pubblico che rientra nelle previsioni di controllo stabilite all’art. 12 della legge n. 259 del 1958.
L’ANAS, cioè, conserva tutti i poteri autoritativi e gestionali sulle strade ed autostrade statali anche se ha assunto la veste privatistica di società, ente strumentale, con obbligo di esercitare tutte le sue funzioni pubblicistiche.
Se è così, per quali motivi i Comuni incassano le contravvenzioni scaturenti dalle violazioni dei limiti di velocità imposti dagli stessi Comuni sulle strade statali?
Siamo, purtroppo, in una situazione di grave confusione organizzativa e gestionale.
I Comuni – ripeto – non detengono alcun potere sulla gestione delle strade statali e, quindi, non possono imporre limiti di velocità o istituire propri autovelox. Se lo fanno, possono andare incontro a numerose contestazioni ed a censure anche di ordine giurisdizionale.
Peraltro, io ritengo che i proventi delle contravvenzioni incassati dai Comuni debbano essere devoluti alla Ragioneria dello Stato in conto ANAS.
Quindi gli introiti per le contravvenzioni su strade nazionali non sono comunali ma statali, anche se sulla loro manutenzione regna la massima confusione.
E se i Comuni trattenessero comunque i proventi delle contravvenzioni per violazioni al Codice della strada in conseguenza del superamento dei limiti di velocità imposti illegittimamente da quegli stessi Enti sulle vie extraurbane, quale destinazione dovrebbero avere questi introiti straordinari?
I proventi contravvenzionali non possono essere acquisiti al bilancio comunale. Senza rispettare il procedimento amministrativo previsto dalle leggi di contabilità e, particolarmente, dalle norme del testo Unico sugli Enti Locali (TUEL) n. 267 del 2000.
In estrema sintesi, le nuove entrate dovrebbero, su iniziativa dell’Ufficio di ragioneria Comunale implicare una delibera di variazione di bilancio. Infatti, sul piano della correttezza e affidabilità delle previsioni di entrata nessun Comune potrebbe prevedere, in modo attendibile, la quantità dei proventi che derivano dalle contravvenzioni per violazione del Codice della Strada. Pertanto, nel caso di nuove o maggiori entrate la ragioneria, vero centro motore del bilancio comunale, deve assumere l’iniziativa ed invitare il Sindaco a convocare la Giunta.
Ma in sede deliberativa il Segretario Comunale o il Direttore, sulla scorta dei dati e dei consuntivi, della contabilità comunale, ha il dovere di indicare alla Giunta l’obbligo di destinare i nuovi cespiti attivi al ripiano dei debiti pregressi o al disavanzo economico, senza potere destinare le nuove entrate a nuove spese che certamente non potrebbero considerarsi equilibrate né coperte da entrate di tipo provvisorio e non prevedibile.
Se, dunque, i fondi delle contravvenzioni non vengono destinati al ripiano dei debiti pregressi potrebbero emergere pesanti responsabilità per “mala gestio” e per violazione della legge di contabilità.
Conclusivamente, tutte le entrate straordinarie, fondate sull’abuso del diritto, potrebbero essere fonte di dispiacere per tutti. Anche per i funzionari statali che non ne richiedono il trasferimento immediato in favore delle entrate dello Stato.
Dunque, da qualunque parte si guardi sembra proprio che i Comuni non solo non abbiano la legittimazione ad imporre limiti di velocità sulle strade statali, ma se si appropriano dei fondi delle contravvenzioni sono obbligati a destinarli al pagamento dei propri debiti. Scusi, Procuratore, ma come si è arrivati a questo caos?
Si è arrivati a questa situazione confusionale perché la gente – amministratori comunali compresi – vedono troppi filmetti americani, dove la polizia locale spadroneggia sui limiti di velocità sul territorio. Ma in America i Comuni possiedono poteri molto più estesi di quelli italiani, e ciò fa parte della loro storia e del carattere federale degli U.S.A..
Da noi la verità si mescola e si rimescola ogni giorno!
Basta una piccola riforma e tutto salta!
Un fatto è certo: lo Stato italiano è unitario e spetta solo a lui fare le leggi che devono valere per tutti, comuni compresi!
Questa immagine di frammentazione e di confusione amministrativa alimenta liti, bagattelle, giurisprudenze avvocatesche e, soprattutto, sfiducia nei cittadini.
Questa sfiducia va superata, al più presto, ripristinando chiarezza e certezza sulle disposizioni di vasta applicazione.
Sulle strade statali i limiti di velocità possono essere imposti, oltre che dal codice della strada, dall’ANAS e le disposizioni vanno fatte rispettare dalla Polizia stradale e dai Carabinieri.
I limiti di velocità, con l’obbligo di rispettare le altre misure di sicurezza sono state pensate nell’interesse dei cittadini e non contro di loro.
Lo spirito delle leggi è quello di agevolare la convivenza sociale.
Posso farle una domanda impertinente? Ma se Lei avesse poteri dispositivi in qualsiasi campo, cosa deciderebbe di ordinare per la gente, in favore di tutti noi?
Aspetti, voglio pensarci un poco.
Ah, si! Questo voglio dirlo per togliermi un peso dallo stomaco. Disporrei di abolire l’ora legale, com’è stato fatto in quasi tutti i Paesi d’Europa. Le condizioni che ci indussero ad istituire l’ora legale non ci sono più.
Il passaggio brusco da un’ora all’altra crea uno scombussolamento generale e la gente, specie quella che, per lavoro, è costretta ad alzarsi presto al mattino (medici, infermieri, militari, poliziotti, ecc.) non ne può più.
Giuliano Longo