Lazio in crisi, la burocrazia costa alle imprese 7mila euro l’anno

Pubblicati i dati delle associazioni di Pmi del territorio che aderiscono alla manifestazione nazionale del 18 febbraio a piazza del Popolo

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L’economia del Lazio è bloccata dalla lentezza e farraginosità delle norme  della burocrazia che costa 3 miliardi l’anno alle pmi, mediamente 7 mila euro l’anno. Costi che potrebbero diminuire di quasi 1 miliardo se venissero attuati i provvedimenti di semplificazione varati negli ultimi 5 anni. Solo per adempiere agli impegni con il fisco una micro, piccola e media impresa impiega ogni anno 34 giorni. Oltre 13 giorni in più rispetto alla media dei paesi dell’Area Euro.

PIL IN CADUTA LIBERA. Il Pil del Lazio si è ridotto negli anni della crisi (2007-2013) dell’8%. Il valore aggiunto dell’industria e costruzioni ha subito una flessione del 16,1%; 50mila i posti di lavoro persi, mentre la disoccupazione è raddoppiata, dal 6,4 al 12,2% (150mila disoccupati in più) a danno dei giovani (disoccupazione oltre il 40%). Sono i dati diffusi oggi nel corso della conferenza stampa organizzata dalle associazioni di pmi del territorio per spiegare le motivazioni dell’adesione alla manifestazione nazionale promossa da R.ETE. Imprese Italia per martedì prossimo, 18 febbraio, a Piazza del Popolo a partire dalle ore 12. Casartigiani Lazio, Cna Lazio, Confartigianato Imprese Lazio, Confcommercio Lazio, Confesercenti Lazio e Federlazio hanno presentato i dati dell’economia del territorio. Con le proposte unitarie alla Regione: semplificazione amministrativa, fisco, programmazione europea.

91 IMPRESE CHIUSE AL GIORNO. Le associazioni fotografano una realtà ancora difficile: ogni giorno nel Lazio chiudono 91 imprese. E per il 2014 le previsioni sono ancora negative: il potere d’acquisto delle famiglie subirà un ulteriore calo dell’1,1%. Non si può che ripartire da qui, ricordano le associazioni di rappresentanza delle 600mila pmi del territorio, che rappresentano nella Regione oltre il 95% del totale del sistema produttivo.

SALDO NEGATIVO. Il saldo tra imprese artigiane registrate e cessate, in tutto il 2013, è negativo. Con percentuali peggiori (- 0,97%) rispetto all’anno scorso, quando, per la prima volta dal Dopoguerra, nell’artigianato si era registrato il segno meno a livello regionale (- 0,19%). Meglio non è andata nel commercio: le imprese registrate al 2013 erano 164.886 con un peso complessivo del 26.50% sul totale; le iscrizioni sono state 6.955, le cessazioni 9.959, con un saldo negativo di – 3.004 imprese. Di queste 95.064 sono del commercio al dettaglio. In questo comparto specifico il saldo tra iscrizioni (4.509) e cessazioni (6.282) è stato di – 1773 imprese.

TASSE ALTISSIME. E poi c’è il capitolo ‘tasse’. Un imprenditore del Lazio, con un reddito di 48mila euro annui, nel 2012 ha speso per imposte e tasse 4.439,52 euro in più (+9,25%) del 2011 e impiegato l’anno scorso 279 giorni di lavoro solo per pagarle. Nel Lazio la pressione fiscale pesa per il 71,48% sul reddito dell’impresa. Pesa l’Imu (7mila euro in media). I rifiuti (4.850,03 euro in media). Nell’ultimo anno monitorato, l’aumento del fisco locale è stato del 7,04% per le imprese del Lazio. Gli imprenditori del Lazio impiegano 279 giorni di lavoro ogni anno solo per pagare le tasse. Nel 2012 erano 271 e 243 nel 2011.

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