«Roma sta morendo». il minaccioso avvertimento campeggiava questa mattina con un paginone a pagamento di alcuni importanti quotidiani. Una inconsueta iniziativa dei costruttori romani (Acer) da tempo in polemica con l’amministrazione Marino per la paralisi che sta soffocando il settore. Appena qualche mese fa al residence di Ripetta, lo stesso grido di dolore si era levato in coro anche dai sindacati e dalle categorie professionali, ma da allora nulla che possa indicare una svolta o quantomeno un segnale di ripresa. Il Corriere della Sera questa mattina pubblicava una intervista del presidente dell’Acre Edoardo Bianchi che spiegava i motivi di tanta apprensione, ma soprattutto puntava il dito accusatorio sul Campidoglio. «In un anno di giunta Marino – denunciava Bianchi- abbiamo avuto un ottimo rapporto come tavoli di lavoro. Il problema è che dopo tutti questi tavoli su Lavori pubblici, Trasporti, Urbanistica, poi non si è combinato niente».
IL RAPPORTO CON GLI ASSESSORI MASINI E CAUDO – E citava l’esempio dell’assessore ai lavori pubblici Masini con il quale «da otto mesi parliamo, condividendo anche i principi. Ma se poi rimani sempre come il primo giorno, non si vede mai la luce». La verità è che non si vedono bandi di gara nemmeno sulla manutenzione di strade e scuole, mentre il piano parcheggi è fermo. «Con l’assessore Caudo da 12 mesi ragioniamo sull’housing sociale – aggiungeva – ma non c’è nessun atto concreto». C’è stata la delibera sul restyling dell’ex caserma di via Guido Reni, ma nonostante i proclami di Ignazio Marino, l’opera è ben lungi dal partire perché deve ancora andare in Commissione per approdare alla approvazione dell’aula Giulio Cesare (campa cavallo). Come la cosiddetta rigenerazione urbana che per ora rimane una coraggiosa formulazione teorica dal sapore vagamente ideologico. Eppure il “j’accuse” di Bianchi non è solo il solito sfogo di palazzinari insoddisfatti perché ormai la devastante stagnazione del settore delle costruzioni va ben oltre gli effetti perversi della crisi economica perdurante. Basta rinfrescare i dati elaborati da imprenditori, categorie e sindacati.
I DATI TERRIBILI DEL SETTORE – Negli ultimi cinque anni gli investimenti nel settore a Roma e provincia sono scesi di un quarto riducendo il valore del suo mercato di oltre 2 miliardi di euro. Nello stesso periodo le ore lavorate sono passate da 59 milioni a 35 milioni con una contrazione di 24 milioni di ore, mentre hanno chiuso circa 3000 imprese edili con l’uscita dal mercato regolare di 27mila lavoratori dal 2009. Situazione che, come spesso hanno sottolineato magistratura ed istituzioni, alimenta non solo l’occupazione in nero, ma favorisce le infiltrazioni della grande malavita organizzata. Sul piatto, sino ad oggi, l’assessore e il sindaco mettono la costruzione di 1072 alloggi Erp. Per il resto sono stati redatti molti protocolli, spesi molti discorsi e incontri con i comitati dei cittadini con pochi atti amministrativi concreti come lamentava anche la componente bersaniana del Pd nel corso di un suo recente convegno al Nazareno. In sostanza i costruttori puntano al basso profilo della manutenzione urbana e ad alcune iniziative di rigenerazione una volta abbandonati i progetti di cementificazione, soprattutto dell’Agro. Costruire per non vendere o affittare ormai non se lo può permettere nessuno, nemmeno le imprese più forti. Ma sicuramente mancano anche i soldi del Campidoglio che oggi vanno al 95% in spesa corrente. Tuttavia i costruttori e i sindacati vedono una inerzia della macchina amministrativa ed una mancanza minima di investimenti che rischia di sdraiare le categorie produttive per i prossimi 10 anni.
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