Tasi, Tari e Imu, chi deve pagare e come calcolare l’importo

Scadenze, moduli, detrazioni e metodi di calcolo. Come “uscire vivi” dalle scadenze delle tre tasse sulla casa

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Manca una settimana alla scadenza delle tre tasse sulla casa. Ed è già un rompicapo tra aliquote da recuperare, detrazioni da individuare, quote e ripartizioni.

LA TASI – E’ la tassa sui così detti servizi indivisibili (illuminazione pubblica, verde, manutenzione stradale) che rimpiazza l’Imu sulla prima casa (la pagano poi anche le seconde case insieme all’Imu). La prima rata va saldata entro il 16 giugno ma questa data cambia a seconda del Comune. La scorsa settimana è stato ufficializzato lo slittamento dell’acconto Tasi al 16 ottobre per chi abita nei Comuni ritardatari che non hanno deciso l’aliquota in tempo per questa prima scadenza. Questo termine potrà slittare in quelle amministrazioni che non decideranno l’aliquota neanche per la prossima scadenza (devono far sapere l’aliquota entro il 10 settembre) e quindi si pagherà tutto in una volta, acconto e saldo, entro il 16 dicembre.

I CALCOLI – Il calcolo della base imponibile su cui applicare la Tasi è uguale a quello dell’Imu, sia per le prime case (non di lusso) sia per le seconde ma anche per capannoni, negozi, terreni, uffici, aziende. Si parte dalla rendita catastale che va rivalutata del 5% e il risultato va moltiplicato per il coefficiente dell’immobile in questione (160 per le abitazioni). Infine, alla somma ottenuta, vanno applicate le diverse aliquote stabilite dai diversi Comuni con le eventuali detrazioni. Qui inizia un balletto di numeri che cambia a seconda dell’amministrazione. Per la prima casa, l’aliquota minima è dello 0,1% mentre quella massima può arrivare allo 0,25% ma i Comuni possono alzarla di un ulteriore 0,08% portandola allo 0,33% (se hanno deciso di introdurre delle detrazioni per le fasce più deboli).
Per gli altri immobili cambiano di nuovo le percentuali e va tenuto conto dell’Imu perché la somma dell’aliquota dei due tributi non può superare l’1,06%. Anche in questo caso i Comuni possono applicare uno 0,08% aggiuntivo portando così la tassazione all’1,14% (ma solo in presenza di detrazioni). Come uscirne? Prima di tutto, meglio chiamare il Comune e verificare aliquote e detrazioni (o cercare sul sito). Il calcolo poi può essere effettuato su portali come riscotel.it o amministrazionicomunali.it che offrono anche la possibilità di stampare l’F24. Ci si può rivolgere anche a un Caf o alla Confedilizia

LA VECCHIA IMU – Il 16 giugno saremo chiamati a pagare la prima rata della vecchia Imu, una vecchia conoscenza arrivata al suo terzo anno di vita. Non la pagano le abitazioni principali perché è confermata l’esenzione (fanno eccezione gli immobili di maggior pregio) e le pertinenze delle prime case, ma questa si applica una volta sola per ciascun tipo di pertinenza. Per fare un esempio, se si hanno due box auto, uno dovrà pagare l’Imu anche se è parte della prima casa. Confermato anche il metodo di calcolo che rimane invariato rispetto agli ultimi anni passati mentre l’aliquota sarà quella decisa l’anno scorso dal proprio Comune.  L’Imu va pagata sulle seconde case, sugli immobili locati o sfitti, uffici, negozi, laboratori produttivi. Sui terreni agricoli anche se non sono coltivati.

TARI –  È l’acronimo di Tassa Rifiuti, la nuova imposta comunale istituita con la legge di stabilità 2014. In pratica prende il posto della vecchia Tares. Il Comune stabilisce le scadenze di pagamento della Tari prevedendo almeno due rate a scadenza semestrale e in modo differenziato rispetto alla Tasi. È consentito il pagamento in un’unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno. Per questa imposta, in genere, arriva a casa il bollettino con l’importo da versare. Se non si riceve nulla, bisognerà recarsi in Comune.

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