Il piano industriale Atac 2015-2019, accolto con entusiasmo dalla commissione trasporti del Consiglio, presuppone due anni di sacrifici in corrispondenza del piano di rientro del Campidoglio e poi, finalmente, il pareggio dei conti o quasi. Gridolini di gioia nella maggioranza di sinistra che, nonostante la pervicace opposizione ad ogni sia pur minima ipotesi di privatizzazione, è disposta a sacrificare qualche centinaio di dipendenti della municipalizzata. Ma andiamo per ordine.
TRASPORTO SUPERFICIE – Attualmente il trasporto di superficie, ovvero i bus, rappresenta quasi il 65% dei volumi complessivi del bilancio Atac mentre quello metroferro oltre il 35%. Percentuali che nel 2016 sono destinate a mutare con una riduzione del peso di superficie a quasi il 58% presupponendo che l’entrata in funzione della metro C entro il 2016 faccia aumentare quello su metroferro a oltre il 42%. Che non è gran che in verità, ma è già qualcosa se quel 7% in più di volumi sulla metro contribuirà a decongestionare il traffico cittadino. Ma la direzione Atac ha in mente una completa revisione delle regole di ingaggio del personale viaggiante per le quali gli autisti dovranno passare dalle 32 ore attuali di lavoro alle 36 concentrate nelle ore di punta, mentre i macchinisti metro dovranno garantire le 900 ore annue «rendendo coerenti numero di corse per turno e tempo macchina effettivo».
TAGLI AL PERSONALE – Tuttavia ci saranno anche tagli al personale che inciderà quasi esclusivamente sugli autisti che passeranno dai 6.382 attuali ai 5.951 l’anno prossimo e a 5.898 nel 2016. Un pò meno di 500 addetti a fronte di una sostanziale stabilità del personale di presidio territoriale e verificatori, addetti alla manutenzione, amministrativi, quadri e dirigenti. Appare così segnata la sorte dei 350 autisti interinali attualmente impiegati. Nulla di sconvolgente, per carità, ma se si confronta l’azienda capitolina con l’ATM di Milano romano si scopre che nella Capitale i dirigenti sono 81 e a Milano solo 30. Il rapporto della Uil, da cui traiamo questi dati, ci dice anche che con lo stesso numero di dirigenti Atm l’Atac risparmierebbe almeno 10 milioni. Ovviamente il raffronto prosegue sia per i costi di gestione che per i ricavi, ma questa è un’altra storia. La verità è che per ogni azienda che si rispetti un dirigente ogni 130 dipendenti, amministrativi compresi, risulta a di poco eccessivo.
I SINDACATI – Ovviamente la Filt Cgil comincia a mettere le mani avanti su questo piano industriale Atac e per quanto riguarda il personale in un recente documento fa notare che ci sono delle misure che Atac ha concordato con il sindacato ma non sono mai state applicate. Ad esempio i nuovi orari di lavoro su 18 e 24 ore, o la revisione dei turni per maggiore efficienza, la riduzione del 15% del costo di dirigenti e quadri e altro ancora. Osservazione non peregrina se si considerano le centinaia di assunzioni clientelari e parentali della precedente (e non solo) amministrazione che suscitarono lo scandalo di ‘parentopoli’ che in parte costò la poltrona ad Alemanno. Evidentemente una volta entrati in Atac si è inamovibili, eccettuati gli autisti.
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