Il Jobs act fa i suoi primi passi in Parlamento. La Camera ha approvato il testo ma fuori è ancora alta la tensione.
Solo 316 i voti a favore, uno soltanto sopra la maggioranza assoluta. 260 i deputati che non hanno partecipato al voto, mentre hanno detto ‘no’ sei deputati: 1 di FI, 2 del Misto, 2 del Pd e 1 di PI.
RENZI SU TWITTER – “Grazie a chi ha permesso l’approvazione del Jobs act senza bisogno del voto di fiducia”. Ma il clima in Parlamento resta teso su uno dei provvedimenti più discussi degli ultimi mesi. Fuori infatti insieme alle opposizioni c’erano anche più di 30 deputati del Pd (33 critici e 7 assenti che sarebbero stati giustificati perché in missione). “Le parole di Renzi”, ha detto il deputato Stefano Fassina, “non aiutano la pace sociale. Il presidente del Consiglio alimenta le tensioni sovversive e corporative”.
LA CONTESTAZIONE – Durante le dichiarazioni di voto, ci sono state le contestazioni di alcuni spettatori che indossavano magliette rosse della Fiom e l’M5S ha esposto i fogli con la scritta “Licenziact”. La minoranza Pd ha firmato un documento in cui ha espresso le sue perplessità e in quaranta (su un gruppo di 307 componenti) non hanno votato: hanno detto “no” Giuseppe Civati e Luca Pastorino. Astenuti i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini. “L’atteggiamento della minoranza Pd”, ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, “era in qualche misura prevedibile. C’è una discussione che va avanti da tempo e posizioni notoriamente diverse. Tuttavia anche chi non ha espresso voto favorevole alla fine ha apprezzato i miglioramenti e ha riconosciuto il lavoro svolto”.
Anche Forza Italia ha deciso di abbandonare l’aula.
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