Aggressione al Car, parla Pallottini: Noi frontiera come Lampedusa

Intervista al direttore generale del più grande mercato Agroalimentare d'Italia

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«Neppure al più distaccato giudizio sociologico e al più freddo approccio giornalistico può sfuggire l’esigenza di dotare il Centro Agroalimentare Roma di un presidio permanente di Forze dell’Ordine attivo 24 ore su 24 come deterrente che prevenga illeciti e reati, ma pure come braccio per interventi di tempestiva durezza in situazioni gravi, pericolose ed intollerabili come quella di ieri. » E’ indignato e turbato il Direttore generale del Car, Fabio Massimo Pallottini dopo che lunedì notte 5 addetti alla sicurezza sono stati ricuciti con decine di punti al Pertini. Una vera e propria imboscata di una banda di egiziani armati di mazze e coltelli. Non è la prima volta che   nell’Agromercato più grande d’Italia si scatenano risse fra immigrati «ma questa volta si è passato il segno.»
«Qui ormai siamo un’area di frontiera – ci dice Pallottini – un pò come Lampedusa, un’area dove si scaricano le tensioni di una immigrazione incontrollabile, con la differenza che non ci troviamo di fronte a poveracci appena sbarcati, ma a soggetti arroganti e aggressivi come non era mai accaduto.»

D: Ma come è possibile che si scatenino questi episodi di violenza?
R: Certamente la fame di lavoro, ma anche (e non solo) da parte degli egiziani organizzati una consorteria di dettagliati nell’ortofrutta e anche nell’Ittico che, come una catena di sant’Antonio, chiamano al lavoro abusivo loro compatrioti che una volta respinti, come in questo caso, ne chiamano altri per forzare il divieto di ingresso abusivo

D: Questo fenomeno è in crescita?
R: Sicuramente si, negli ultimi due anni in coincidenza con lo sviluppo dell’immigrazione clandestina a Roma. e con una particolare caratteristica che riguarda i minori. Questi accolti nei centri dedicati, oltre che accoglienza dovrebbero venir controllati eppure ce li troviamo qui sempre presenti in misura crescente.

D: Eppure di soldi ne spendete per la vigilanza
R: Almeno 900mila euro l’anno, ma 10 vigilantes per 3 turni H24 sono ben pochi su un’area di 150 ettari con un perimetro di chilometri e chilometri sia pur recintati, ma oggetto di frequenti e furbesche intrusioni difficilmente rilevabili.

D: Tutto sommato però è la fame di lavoro che li spinge a questa forme di illiceità
R: Sicuramente, ma come spiegavo man mano che le consorterie familistiche si organizzano questi acquistano sempre più baldanza, arroganza. Questo li porta a comportamenti violenti come dimostra l’aggressione dell’altra notte. Stiamo ai fatti. Tra gli 8   aggressori nordafricani, cinque sono stati bloccati dai Carabinieri nel luogo del pestaggio e tre intercettati subito dopo e la dinamica dei fatti è inequivocabile. E’ l’una del 14 luglio quando le guardie giurate, poi raggiunte dagli steward, fermano sei persone fuori dal Mercato ittico  senza il titolo d’accesso. “Siamo pescivendoli venuti a comprar pesce per lavoro”, dicono gli egiziani, senza però disporre del “badge”, assegnato ai clienti del Car. I 6 allontanati cominciano concitatamente a telefonare in arabo. Immediatamente dopo le guardie sono assalite con coltelli e mazze da una trentina di egiziani con la forza e la precisione di una banda di estorsori o di buttafuori feroci e professionali.»

D:  E’ chiaro che ritroviamo di fronte ad un salto di qualità criminale.
R: Per questa ragione abbiamo sollecitato il Prefetto, pochi giorni fa in visita al Car, a convocare, per la quarta volta da quando siamo alla Tenuta del Cavaliere, il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza per affrontare  le continue intrusioni di immigrati nei viali commerciali, ma oggi  riteniamo necessario un presidio permanente delle forze dell’ordine.

D:  Questi fenomeni di abusivismo si sviluppano anche grazie alla connivenza degli operatori interni e non solo egiziani.
R: Il problema esiste. Non a caso i   nostri grossisti hanno accettato di rendersi garanti di ogni movimentazione di merce avvenga sulle banchine dei loro box e da sempre sono i primi a denunciare il fenomeno. D’ora in poi devono combatterlo insieme con noi e soprattutto con le Autorità preposte: ognuno dovrà fare la propria parte perché si tratta di una vera e propria emergenza e non ammette neutralità…”.

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