“Il primo del 2015 è stato un semestre positivo, o comunque meno negativo di quello che poteva essere. Il 40% delle imprese dichiara che il peggio della crisi è passato, c’è effervescenza e voglia di fare per reagire e ripartire e bisogna supportare il tessuto produttivo”. E’ la sintesi del presidente della Cna di Roma Erino Colombi che però, ha ammesso nel corso della presentazione dell’indagine congiunturale sulle piccole imprese di Roma “C’è bisogno di una scommessa che stimoli la naturale propensione a far partire un’impresa anche da parte delle istituzioni”.
Un quadro di luci ed ombre dunque in una crisi che non finisce per tutti e soprattutto per le imprese più piccole del nostro territorio. L’indagine della Confederazione Nazionale degli Artigiani si è articolata su un campione di 500 imprese e mostra una visibile differenza per le micro imprese “che faticano rispetto alle imprese più strutturate, sia con riferimento al consuntivo del I semestre 2015 che alle previsioni per il II semestre 2015 – come spiega il rapporto – Con riferimento al consuntivo del primo semestre di quest’anno, infatti, se consideriamo l’indicatore sintetico (fatturato, ordini, fatturato estero, produzione e utile lordo) le micro imprese di Roma hanno registrato un saldo negativo pari al -22,9% contro un saldo positivo dell’11,7 delle imprese più strutturate”.
Un dato che va contemperato anche con quello in arrivo dal registro imprese che mostra come al 30 settembre scorso le cosiddette “startup” nate nel Lazio siano state 455 (pari al 9,7 per cento del dato nazionale) di cui 389 solo nella città di Roma (pari al 8,3 per cento del totale italiano). Dati che posizionano rispettivamente la capitale al secondo posto e il Lazio al terzo posto in Italia e rafforzano l’idea di una vitalità del tessuto imprenditoriale, una “voglia di provarci” che va però sostenuta.
Per questo l’analisi della Cna spiega che nei prossimi mesi “le previsioni evidenziano una crescita fino al 20% del saldo dell’indicatore sintetico per le Pmi, mentre le imprese più piccole migliorano, ma sempre con percentuali al lumicino (-0,9%)”.
“Importante la questione anagrafica, con una performance migliore per le pmi (artigiane e non) condotte da un under 40: secondo il consuntivo del I semestre 2015 il saldo sintetico è a 14,1% contro il -11,4% degli over 40, gap confermato anche nelle previsioni (33,3% contro il 3,1% degli over 40). Anche l’appartenenza alle reti è un elemento che sembra trascinare la ripresa, segno che la questione dimensionale è essenziale in questo particolare frangente. Bene anche per le imprese a titolarità femminile: +7 contro, il -5,9% delle imprese condotte da uomini sul consuntivo I semestre 2015, mentre a giudicare dalle previsioni per il semestre in corso le imprese condotte da uomini risponderanno in misura più ampia ai segnali di ripresa recuperando il gap e superando le colleghe (+9,4% contro il +7,4%)”.
A confermare il clima di fiducia è il ritorno degli investimenti. Secondo Cna c’è “la ripresa rispetto all’indagine precedente: il saldo tra chi prevedeva di investire e chi no, era – secondo le previsioni per il primo semestre 2015 – positivo per il 21,8%. Mentre a consuntivo la realtà ha superato le attese (+31,4%). È l’unico scostamento degli indicatori: per il resto, le previsioni e le attese tra II semestre 2014 e primo 2015 corrispondono, a riprova di una ripresa lucidità delle imprese”.
Ciononostante sembrano essere le banche uno degli ostacoli maggiori all’intrapresa: come spiega ancora il rapporto “È vero che riprendono le richieste di credito, ma a caro prezzo per le imprese, perché peggiorano le condizioni. Il 64% delle Pmi romane ha avuto accesso al credito bancario, possibilità negata al 33,7% delle imprese nel I semestre 2015. È l’incremento più alto registrato negli ultimi anni. Aumentano però tassi (+9,8%), tempi (+5,4%) ma soprattutto garanzie richieste ( +37,5%). Importante in questo contesto quindi il ruolo dei confidi. La nota positiva – conclude il rapporto – è che si sono ridotte le richieste di riduzione, rientro o revoca (erano il 22% nel secondo semestre 2014, 20% nel primo di quest’anno).
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