Da Rutelli a Ignazio Marino, ricordi e prospettive di Roma capitale

Festa al palazzo delle esposizioni giovedì 12. Al centro del dibattito la attuale crisi economica e le differenze col recente passato

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C’era tutta la generazione del modello Roma giovedì sera al Palazzo delle Esposizioni per celebrare i 20 anni dall’elezione diretta di Francesco Rutelli a sindaco di Roma. Più che una celebrazione un raffronto fra la Capitale di quegli anni e quella di oggi illustrata scientificamente da direttore del Cresme Lorenzo Pedicini. Molte le chiome canute che oggi svolgono ruoli importanti al di fuori dell’amministrazione, ma anche numerosi intellettuali di quella generazione. Non a caso l’ex sindaco ha insistito sul deficit oggi evidente del loro coinvolgimento che in una Capitale che di storia e cultura vive. Oggi ha detto Rutelli tocca evitare il declino di una città che è ormai metropolitana estesa ai confini di tutta la provincia, ma «le grandi città dove si gioca la storia di questa nostra epoca, vivono, declinano e possono fallire come è successo a Detroit».

Anche nel 1993 Roma sembrava votata al fallimento con una crisi economica che aveva spazzato le partecipazioni statali e parte della classe politica con Tangentopoli, ma aveva il vantaggio di una sinistra radicata sul territorio, di sindacati forti e rappresentativi e di corpi intermedi quali la camera di Commercio allora non devastati da beghe di potere come oggi. «Ai giorni nostri – ha aggiunto- si ode un borbottio depresso, una diffusa invettiva devastante» che non offre sbocchi. Rutelli  ha anche voluto sfatare il mito di una  Roma allora ricca di finanziamenti pubblici e ha citato l’impresa epica del Giubileo 2000 realizzata con il corrispondente attuale di 850 milioni di ero che  oggi rappresenta il disavanzo del Campidoglio. Certo, da allora le condizioni sono radicalmente mutate: una popolazione invecchiata, la saldatura fra i quartieri periferici ed i comuni dell’Hinterland che hanno visto aumentare la popolazione (in buona parte immigrata) del 30% soprattutto, il declino del pubblico impiego massacrato dalla spending review, calo della produzione e della produttività industriale e una debole internazionalizzazione del “prodotto Roma”, che pure vede una crescita costante del turismo.

Per Rutelli la rivoluzione tecnologica consente oggi una gestione rivoluzionaria dei trasporti, dell’ambiente, dei servizi ai cittadini e alle collettività, mentre con l’innovazione apre nuove prospettive di sviluppo urbano ed economico. «Anche se non ci sono soldi, riempiamo i cassetti di progetti, come facemmo noi, valorizzando la ricchezza storico culturale della città e il capitale umano e di conoscenze di cui disponiamo» ha concluso Rutelli. Il direttore del Cresme Pedicini ha illustrato le tendenze e la rivoluzione del sviluppo urbano che ormai «si estende a tutta l’area della provincia proprio lungo le linee ferroviarie ad oggi insufficienti».

Nel contempo anche il settore trainante delle costruzioni ha perso di competitività e produttività a causa di una crisi che non è solo collegata al crollo del mercato immobiliare. Impresa, competitività, innovazione, competenze sono i cardini dello sviluppo di Roma che in 20 anni si è trasformata in metropoli. Molto dipende dalla sua classe dirigente come accadde dal 1993 sino all’ultimo mandato di Veltroni. La generazione del “modello Roma” sarà anche incanutita e superata, vedremo cosa sapranno fare i moderni rottamatori.

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