Comune di Roma, Ignazio Marino tra Bilancio e tagli indigesti

La contrazione sarebbe dovuta alla impossibilità di rimettere i 280 milioni che il decreto Salva Roma attribuiva alla Capitale sotto forma di restituzione di prestiti dalla gestione commissariale del debito

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Pochi giorni fa Ignazio Marino giustificava il rinvio del pagamento della Tasi alle lentezze di un consiglio Comunale poco smart nell’approvare la manovra di bilancio per il 2014. Anzi, se fosse stato per lui il bilancio sarebbe stato approvato entro maggio, magari due giorni prima delle europee. Naturalmente dalla sua maggioranza nemmeno un sommesso gridolino di protesta. Calma e gesso, siamo sotto elezioni!

IL NODO BILANCIO – E poi i conti si regoleranno dopo, forse con un bel rimpasto che invece Ignazio attribuisce solo alle fantasie della stampa. Sia come sia, resta il fatto che il bilancio presentato dalla giunta per l’approvazione già prevede tagli per 84 milioni giustificando il piagnucolio di Sel che giovedì scorso in conferenza stampa, ha deprecato le devastanti conseguenze della spending review proponendo come al solito che il governo cacci altri 100 e passa milioni per gli extracosti dovuti alla capitale. Dei 260 milioni per il Trasporto pubblico dovuti dalla Regione non si è fatto cenno, probabilmente perché è il cavallo di battaglia dell’assessore competente Guido Improta o forse perché il vice alla Regione è Massimiliano Smeriglio di Sel.

I TAGLI – Purtroppo la stagione dei tagli non si concluderà con l’approvazione del bilancio, infatti l’allegato  2014-2016 alla manovra approvata dalla giunta il 30 aprile mostra un calo delle entrate previste per il 2015 come riporta il Messaggero. La contrazione, secondo il quotidiano di Caltagirone, sarebbe dovuta alla impossibilità di rimettere a bilancio i 280 milioni che il decreto Salva Roma attribuiva alla Capitale sotto forma di restituzione di prestiti dalla gestione commissariale del debito. A questi mancati introiti potrebbero aggiungersi quelli per la mancata vendita degli immobili del Comune. Se le cose stanno così si dovrebbe ri-adottare la indigesta medicina proposta dall’ex assessore Daniela Morgante fatta di sostanziosi risparmi strutturali e interventi drastici sulle municipalizzate. A questo punto il futuro di Roma si giocherà sul piano di rientro triennale dal debito cui sta lavorando la mitica cabina di regia recentemente rinforzata con Silvia Scozzese, esperta di finanza locale e in odore di assessorato al posto della Morgante. Ai primi di luglio dovremmo conoscere il verdetto che non comporterà forse lacrime e sangue, ma sicuramente un’altra vigorosa stretta di cinghia.

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