Alfio Marchini che alle comunali ottenne quasi il 10% dei consensi presentandosi sulla scena politica romana da perfetto sconosciuto ai più, riprende l’iniziativa. Così sabato in piazza san Lorenzo in Lucina ha lanciato una raccolta di firme che i suoi seguaci proseguiranno su tutti i municipi con il suggestivo slogan “Basta farci del male” .
Tredici proposte su temi che spaziano dalla modifica dell’addizionale Irpef comunale per tutelare i redditi più bassi, all’abolizione delle auto blu con il dirottamento del personale al trasporto di disabili e studenti, sino alle norme anti-Parentopoli per le assunzioni nelle municipalizzate e infine per la semplificazioni per le imprese.
Con la sua prima uscita ha già raccolto mille adesioni, anche se sarà possibile firmare ogni sabato fino al 1° febbraio in tutti e quindici i municipi della Capitale. «Le nostre proposte – ha spiegato Alfio Marchini – possono migliorare da subito la qualità di vita dei romani».
Questa campagna propositiva fa seguito ai 130 mila fra emendamenti e odg presentati dalla sua lista (lui e Onorato dopo la defezione di un consigliere eletto), che in queste ore l’assemblea capitolina sta sfoltendo a rotta di collo, per approvare il bilancio preventivo (sic) del 2013. Il giudizio dell’imprenditore sull’operato di Ignazio Marino è nettamente negativo tanto da preferirgli un commissario che almeno sistemi i conti del Comune, che per il 2014 saranno ancor più dissestati.
Spiazzata la destra corresponsabile del disastro attuale, Marchini finisce per far emergere le contraddizioni della maggioranza e di quella parte del Pd che lo avrebbe voluto candidato al Campidoglio e che oggi si sente esclusa da un sindaco con tanta buona volontà ma che deve affrontare i mostruosi problemi di una megalopoli che non conosce. Per di più Alfio gode di consensi ampi fra quell’imprenditoria che si sente soffocata dall’immobilismo della giunta.
Così ieri se ne esce sul quotidiano comunista il Manifesto per spiegare che lui non è l’uomo di Caltagirone e poi per illustrare le sue posizioni che obiettivamente di destra non sono. Esclusa la possibilità che Marchini cada nella rete dell’inciucio o del compromesso visto che campa del suo come d’altronde Ignazio Marino, la partita si gioca tutta sul futuro.
Infatti una parte del Pd (e forse ora anche qualche spezzone di Sel che non si sente rappresentato dal vice sindaco Nieri) teme che attorno al sindaco si vada verificando un vero e proprio smottamento dei consensi. Non a caso si continua a vociare di rimpasto dopo l’approvazione del bilancio. Gioco che a Marchini non interesserebbe visto che proclama di non ambire a poltrone per sè ed i suoi.
Il suo ragionamento va oltre al rimpasto eventuale e guarda al baratro dei conti del prossimo anno che davvero potrebbero riproporre l’ipotesi del commissariamento ove non si provveda a misure radicali, aumento delle tasse incluso. Su questa certezza l’imprenditore tende la mano solo se verrà coinvolto in una seria due diligence sullo stato delle finanze comunali. Nel frattempo altra acqua passerà sotto i ponti del Pd dopo la sicura elezione di Renzi alla segreteria.
Nuove scomposizioni e ricomposizioni, il futuro del governo Letta e la prospettiva delle elezioni europee ed amministrative del prossimo anno. E pare proprio che a quest’ultime guardi Marchini per proporre le sue liste in molti comuni d’Italia. Intanto lui parte da Roma che, contrariamente a Milano e Torino, è il ventre molle del Pd che amministra, recuperando visibilità e prestigio.
Salvo collaudare la sua macchina da guerra elettorale tutta popolo e territorio e ben lontana dalla “forma partito” tradizionale. Sin qui le intenzioni o le ambizioni di Marchini che potrebbero porre la sinistra romana e Ignazio Marino ad un bivio: o continuare ad attaccarlo come uomo di Caltagirone e dei poteri forti, oppure coinvolgere Marchini per quello che rappresenta, imprenditori e ceti medi produttivi.
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