Elezioni europee, il Pd litiga sulle candidature

Ma la vera partita si giocherà sul bilancio, sul piano di rientro dal debito e sulle municipalizzate

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Riuscirà lo tsumani Matteo a risollevare le sorti del Pd romano alle europee di fine maggio? A livello nazionale i sondaggi danno il partito del presidente del consiglio oltre il 30% che per Roma significherebbe una rimonta dei democratici di oltre il 4% in valori percentuali, visto che le comunali dell’anno scorso hanno segnato il punto più basso mai raggiunto dal Pd, che ha portato a casa solo 267.000 voti contro i 520.000 ottenuti con Rutelli nel 2008.

POLEMICHE VIA TWITTER – Eppure, come titolava qualche giornalone questa mattina, il Pd litiga sulle candidature. Siccome il dibattito politico nei circoli di partito non va più di moda (fra primarie aperte a tutti e nuova comunicazione à la page) si preferisce polemizzare su twitter. Così l’ex capo gruppo e oggi on. Marroni con riferimento alla candidatura del mitico Goffredo, ieri cinguettava su twitter «la candidatura di Bettini alle Europee mi sembra anacronistica», mentre il collega Roberto Morassut ricinguettava «anacronistiche sono certe polemiche, non le candidature». Un cinguettio più attento alle faide interne di corrente che al Titanic Pd che potrebbe affondare elettoralmente al suono dell’orchestra.

I DUBBI – Va pur detto che nonostante le candidature degli uscenti David Sassoli (capolista), Guido Milana, Silvia Costa, Roberto Gualtieri e Francesco De Angelis da Frosinone, qualche dubbio serpeggia nelle fila piddine per l’esito di un voto che potrebbe pagare un presunto (o presumibile) calo di popolarità di Ignazio Marino. Di qui la speranza che il sangue di san Matteo si sciolga in copiosi rivoli di voti nonostante l’astensionismo del 50% alle comunali dello scorso anno. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e non è detto che i grillini, al 16% lo scorso anno, non vadano oltre il 20% come prevedono alcuni sondaggi che a livello nazionale li danno addirittura al 25%.

I VOTI DEI GRILLINI – Voti che in parte potrebbero provenire da destra con Forza Italia in crisi di identità (berlusconiana) quotata al 20%. Ma il comico vociante potrebbe avvantaggirasi anche dal voto di una sinistra incazzata che per protesta questa volta non sceglierebbe l’astensione come ha fatto alle scorse comunali. In termini di candidature poco conta, perché anche con un astensionismo da record gli unti dal Nazzareno (inteso come sede del Pd nazionale) l’8 aprile, conquisteranno comunque il loro bel seggio a Strasburgo. E’ la democrazia bellezza! Se non voti non conti. Ma se appena appena il Pd non si rimpannucciasse elettoralmente la scusa sarebbe buona per imporre finalmente ad un Marino (riluttante) quel rimpasto di giunta per il quale i vertici del Pd (e anche di Sel) lavorano alacremente da tempo.

I VERI NODI – La partita vera si giocherà comunque sul bilancio, sul piano di rientro dal debito e sulle municipalizzate. Mentre dalle parti del Consiglio dei Ministri si sentono già tintinnare i ferri chirurgici per tagli e privatizzazioni che il commissario Cottarelli sta mettendo in bell’ordine nella sala operatoria dei risparmi. Soldi che servono a Matteo per dimostrare che adesso la danza è cambiata, anche a Roma, dove nemmeno un improbabile élan vital elettorale del Pd potrebbe scongiurare una resezione senza trapianti.

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