Beppe Grillo all’eurodeputato M5s: se sbagli vai via o paghi 250mila

Ecco le regole che il leader del Movimento impone ai suoi futuri eletti al parlamento europeo

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E’ possibile attribuire un prezzo ad una carica elettiva? E se così fosse quanto vale un seggio al parlamento europeo?  Ed il prezzo di questa carica a vantaggio di chi va? Chiedetelo a Beppe Grillo che nella sua qualità di Presidente del MoVimento 5 Stelle e del Comitato Promotore Elezioni Europee MoVimento 5 Stelle che sta a Milano,  ai candidati fa firmare un atto con tanto di notaio con il quale l’ingegnoso comico detta le sue regole. Ovviamente il futuro euro deputato deve essere iscritto al MoVimento 5 Stelle, condividerne i valori e rispettarne le regole, consapevole che il MoVimento per queste elezioni si da un gran da fare perché mette a disposizione del candidato gratuitamente il proprio sistema operativo in rete e l’organizzazione di supporto per la presentazione delle candidature sotto il proprio simbolo.

ECCEZIONI ALLE REGOLE – Sin qui sono regole che più o meno riguardano anche altri partiti, ma Grillo, diffidente per natura, fa sottoscrivere  al candidato un “Codice di comportamento” che ove non rispettato prevede l’obbligo di dimissioni dalla carica.  Ovviamente il codice grillesco contempla  fra i motivi di volontaria decadenza dal mandato, una condanna penale anche in primo grado. Tuttavia l’irsuto comico è rimasto scottato dalle recenti esperienze per le quali i dissidenti dei due rami del parlamento, sia pure cacciati e stigmatizzati dal gran Capo, rimangono tenacemente aggrappati alle loro redditizie poltrone. Quindi Beppe, oltre a sottoporre i futuri euro parlamentari al giudizio della mitica rete (qualche migliaio di clic) invece che dei propri elettori, rincara la dose e si cautela.

SE NON TE NE VAI, MI PAGHI – Come? Da buon genovese, che dà il giusto valore alle palanche, in caso di dimissioni mancate impegna sin d’ora l’eletto dal popolo  a versare “irrevocabilmente”  al Comitato Promotore (da lui presieduto) la somma di € 250.000,00 su semplice richiesta del Presidente del MoVimento (cioè lui). A fronte all’esborso, che si presume destinato alla “causa” de MoVimento, verranno allegati (come pezze giustificative) gli estremi della eventuale condanna penale e/o gli esiti della votazione in rete che conferma la grave inadempienza. Non solo, ma il versamento verrà effettuato entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta del Presidente (lo stesso Grillo) non si sa se con Iva a fronte di regolare fattura. Insomma la logica è semplice, io ti faccio eleggere e se non mi piaci più ti caccio, ma se non te ne vai per conto tuo mi scuci i soldi perché intanto a Strasburgo tu continui a guadagnare. Discorso che non fa una piega per sbrigative trattative commerciali da angiporto, ma che appare fondato solo su un rapporto fiduciario con il Capo che poco in spregio alle regole della democrazia elettiva.

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