Un Romano alla Farnesina: Paolo Gentiloni ministro degli Esteri

La nomina arrivata in mattinata: esperto di televisioni e leggi sulla emittenza radiotelevisiva

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Un romano a tutti gli effetti ed un altro importante petalo della Margherita che fu di Francesco Rutelli agli onori della cronaca politica. Parliamo di Paolo Gentiloni nominato questa mattina ministro degli Esteri della repubblica italiana. Renziano della prima ora e in tempi non sospetti, esce vincente dal serrato confronto dei giorni scorsi fra Renzi e il Quirinale giustificato dalla ricerca di una personalità per la politica estera che quanto meno avesse alla spalle una lunga esperienza politica ricoprendo importanti incarichi istituzionali. Il romano Gentiloni la spunta così sul toscano ed esperto di politica Estera (già sottosegretario) Lapo Pistelli. Gentiloni, 60 anni il 22 novembre prossimo, è nato a Roma, ha lavorato a lungo come giornalista ed è considerato un esperto di comunicazione e di normative sulla radiotelevisione. Come politico ha percorso la sua lunga carriera nel solco di un leader come lo fu Francesco Rutelli sin dagli anni ’90 del secolo scorso. A quei tempi fu a lungo suo portavoce, poi assessore durante il Giubileo sino a diventare presidente della Commissione di vigilanza Rai e poi ministro delle Comunicazioni con Prodi nel 2006.

FONDATORE DEL PD – Tra i fondatori del partito democratico nel 2007, il suo destino si incrocia nuovamente con il Campidoglio quando nel 2012 si candida e arriva solo terzo alle primarie romane del Pd dalle quali uscirà candidato e poi vincitore l’attuale sindaco Ignazio Marino. Negli ultimi anni ha rappresentato uno dei più forti presidi renziani nella Capitale (sin dalla prima “Leopolda” del 2010), “allevando” anche una serie di figure importanti nell’entourage di Matteo come la sua “pupilla” Lorenza Bonaccorsi, oggi deputata e presidente del tormentato Pd laziale. Sorvolando i commenti ufficiali segnaliamo alcune reazioni sui social network riportate dall’Huffington di lucia Annunziata. Con riferimento al suo passato nella Margherita di Francesco Rutelli, di cui era portavoce. Scrive Chiara Geloni su twitter: «La rottamazione è la continuazione di Rutelli con altri mezzi.» Mentre Francesco Nicodemo, renziano della prima ora ed ex responsabile della comunicazione del PD riporta ironicamente un tweet cinguettato nel corso delle primarie del 2012: «Comunque se io fossi romano e dovessi votare Gentiloni a sindaco di Roma, voterei il M5S pure io #sapevatelo #direzionepd”». Mai intenzione del twittatore fu più nefasta alla luce del recente e disastroso sondaggio sulla popolarità di Ignazio Marino. Anzi, c’è già qualcuno che dopo la prestigiosa nomina vede in Gentiloni il successore predestinato dell’attuale sindaco che proprio poche ore fa si felicitava con il neo ministro degli esteri con uno scarno comunicato.

CHI E’ RIMASTO DELUSO – Sempre in tema di nomine c’è invece chi rimane a deluso come il segretario del Pd Lazio Fabio Melilli, accreditato  soprattutto dal Corriere della Sera (forse ispirato), quale sottosegretario all’economia in sostituzione di Giovanni Legnini appena nominato vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e con il quale aveva lungamente collaborato per il famoso decreto ‘salva Roma ter’ ed i successivo piano di rientro triennale dal debito. Una delusione per lui, già posto sotto accusa per il pasticcio delle liste per la Città Metropolitana,  ma  un incoraggiamento all’on. Lorenza Bonaccorsi, attualmente presidente dell’assemblea regionale del Pd, che con la nomina di Gentiloni vede accrescere a Roma il peso politico dei renziani. Di questo mutamento di equilibri Ignazio Marino dovrà pur tenere conto se vuole mantenere buoni rapporti con il Presidente del Consiglio.

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