Le conseguenze politiche dell’indagine “Mondo di mezzo” portata avanti dal procuratore Pignatone sono inimmaginabili, perché nello scorrere i nomi degli arrestati e degli indagati si scopre, certo, la presenza di quella “cupola nera” alimentata dagli affari ai tempi di Alemanno, ma anche una consistente quota di uomini del Pd, oltre al “comunista” Buzzi che come tale si è sempre qualificato. Se Carminati il temuto e temibile ex Nar poteva mettere sulla piazza la vasta rete di camerati dei tempi del terrorismo armato e della Banda della Magliana, Buzzi aveva creato una struttura (anche di ex carcerati) sull’emergenza sociale di rom ed immigrati che aveva sempre goduto del sostegno della sinistra, all’opposizione o al governo che fosse (ecco le foto tratte dal numero di Cinque di martedì 5 aprile 2011, con un articolo dal titolo: «Alemanno a tavola con le cooperative rosse»).
LA ZONA GRIGIA- Certo, il carcere è sempre una scuola di amicizie e comportamenti che non si dimenticano e non pochi di quelli che stanno nelle liste di Pignatone il carcere l’hanno conosciuto e parecchi ancora potrebbero conoscerlo. Ma l’indiscutibile intelligenza raffinata del cecato, come viene soprannominato Carminati che aveva a casa addirittura quadri di Pollock, è stata quella di penetrare la zona grigia che sta fra malavita, politica e affari, redditizi almeno quanto la droga, ma di gran lunga superiori all’estorsione e al cosiddetto recupero crediti.
APPALTI E CONCESSIONI – Una zona grigia che nella mostruosa macchina dell’amministrazione capitolina, fatta di appalti e concessioni milionarie, ha sempre trovato e trova ancora (checchè ne dica il sindaco Ignazio Marino) le truppe e la manovalanza corrotta in giacca e cravatta. Se poi Ignazio dichiara di aver finalmente capito da chi proveniva la feroce campagna contro di lui (dai Carminati o dai Buzzi), pecca veramente di strabismo perché oltre al sociale o alle gare di Ama vi sono situazioni dove la liquidità sull’unghia scorre (o è corsa davvero) quali i Punti Verdi Qualità o l’emergenza abitativa dei residence.
IL NODO DEI PUNTI VERDI QUALITÀ – Sui Pvq, sul fiume di liquidità che questi offrivano senza controlli di fatture o stati di avanzamenti lavori gonfiati, già erano spuntati (fra i tanti altri) i nomi di Lucia Mokbel, che aveva ereditato proprio dalla coop 29 giugno di Buzzi la concessione del Pvq parco Feronia. Lo stesso segretario del sindaco e già portavoce della nerissima Forza Nuova, Antonio Lucarelli, alla fine del secolo scorso prima di ascendere al Campidoglio, aveva ceduto le sue concessioni di alcuni Pvq a quel Fanella, braccio destro di Mokbel (condannato per l’affare di riciclaggio Telecom Sparkle e ancora indagato per il “Mondo di mezzo”), ammazzato nella sua abitazione pochi mesi fa da un commando di neri. Nello stesso tempo nei cantieri del Pvq Kolbe di Andrea Munno, che vantava pubblicamente il suo passato nell’estremismo di destra e frequentava lo stesso Mancini con analoghi trascorsi, vi lavorava la cooperativa 29 giugno e direttore ai lavori era l’ex dirigente del comune ai Pvq nominato ai tempi di Veltroni, mentre i concessionari del Kolbe erano notoriamente gente di destra.
INTERESSI MAFIOSI – E che dire di Carminati che voleva mettere le mani sul Pvq Olgiata già all’attenzione di interessi mafiosi solo qualche anno fa? O di quella intercettazione da noi riportata su Cinque del 19 aprile 2012 dove l’ing. Scarrozza marito della Mokbel e responsabile lavori a Feronia, vuole aiutare un noto personaggio di Ostia e chiede: «Ma è possibile acciuffà quello (PVQ, ndr) sulla Colombo?». E il cognato risponde: «No, quello è di Salabè, un operatore dei servizi segreti» che dai giornali degli anni ’90 veniva indicato come architetto dei Servizi. Certo Buzzi con il sociale, fra affidamenti e gare muove, qualcosa come 50 milioni con i Pvq in 8 anni, se ne sono mossi almeno 500 e ancora non è stata fatta chiarezza su dove una consistente parte sia finita. Ma chi ci assicura che l’influenza del “Mondo di mezzo” non abbia inquinato ben altri affari e altri appalti? A questo punto nulla è più certo perché quello di ieri non è stato uno tsumani, ma una vera e propria “tangentopoli” in salsa capitolina che sta spazzando una intera classe dirigente, colpevoli e innocenti. E le esternazioni di Ignazio che agita vittimisticamente la bandiera della sua indubitabile onestà, non basteranno certo a salvarlo da una pubblica opinione che gli è già ostile. Per l’opinione pubblica ormai tutti i gatti sono bigi mentre i grillini strillano per lo scioglimento del consiglio comunale e il commissariamento della Capitale, come in genere accade per i comuni inquinati dalla Mafia. E che di reati da 416bis (associazione di tipo mafioso) si tratti, lo dice Pignatone.
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