Matteo Salvini torna all’attacco nella capitale e chiede nuove elezioni a Roma. «Se fossi in Marino toglierei il disturbo. Ma non perché io creda che sia implicato nella vicenda della corruzione, ma semplicemente perché nun l’è bun, non è capace». È il giudizio tranchant del leader leghista, sull’operato del primo cittadino di Roma. Salvini trova naturale che il Pd non voglia andare alle elezioni: «Perché è chiaro che Renzi non vince più per altri venti anni», aggiunge parlando a Roma alla stampa estera.
BLITZ IN CAMPIDOGLIO – Intanto stamattina in Campidoglio è scattato un nuovo blitz dei comitati. «Questa città di chi pensi che sia?». Questo il grosso striscione verde srotolato da alcuni attivisti di Rete diritto alla città, che hanno dato vita a un blitz ”pubblicitario” in piazza del Campidoglio per ricordare il corteo che si terrà sabato con partenza alle 14 da piazza Vittorio “contro privatizzazioni, sgomberi, sfratti, distacchi e razzismo”, e la cui organizzazione sarà definita oggi alle 18.30 in un’assemblea a piazza dei Sanniti, a San Lorenzo.
LA MANIFESTAZIONE – Diversi i cartelli esposti dai manifestanti all’ombra del Marc’Aurelio, in riferimento al terremoto giudiziario che si è abbattuto sulla Capitale con l’inchiesta ”Mondo di mezzo” della Procura: si va da ”Nè mafia nè Capitale” a ”Nè pubblico nè privato, comune!”, fino a ”No profitti sulle vite degli immigrati” e ”La città è di tutti/è. “Roma è una città sempre più immobile e sofferente, quartieri abbandonati a se stessi, tpl, sociale e welfare sempre più poveri e inadeguati- lamentano i manifestanti in un volantino distribuito durante il blitz- in questa situazione c’è chi soffia sul fuoco, a partire dalle forze di destra e razziste, in una città ostaggio delle politiche di austerity” e in tutto questo “la giunta di centrosinistra guidata da Ignazio Marino è paralizzata dalla guerra tra correnti nel Pd e dai vincoli del Salva Roma”. A fronte di questo “l”insieme delle esperienze di autogestione e autogoverno articolate sui territori, di autorganizzazione di welfare dal basso e di produzione culturale indipendente – concludono – costituiscono un grande bacino di cooperazione sociale e solidale, una risorsa e una proposta per Roma: nè pubblico nè privato, comune».
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