Matteo Salvini torna a Roma, ma Garbatella non lo vuole

Il leader della Lega, dopo la visita in Toscana, punta l'attenzione su Roma e Lazio

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Capita a molti milanesi di innamorarsi di Roma e magari (sempre con un pò di spocchia) di restarci per tutta la vita che certamente non è il caso dell’attivissimo e onnipresente Matteo Salvini, che però nella capitale intende tornarci a maggio. Lo ha detto questa mattina a Radio Cusano Campus, «Tornerò a Roma. Già a metà maggio ho in programma un tour nel Lazio.  Presenteremo alcune liste anche in questa regione. A Roma voglio dedicare tutta l’attenzione, l’entusiasmo e il coraggio che merita, perché è una città bella, enorme, difficile, complicata e governata male. Ha bisogno di energie nuove, noi ci saremo sicuramente.» Certo che se le energie nuove fossero rappresentate da Casa Pound o dai resti della destra Alemanniana qualche dubbio potrebbe sorgere soprattutto dopo quella contrastatissima manifestazione di febbraio a piazza del Popolo che non ha attirò le folle oceaniche che qualcuno si attendeva.

UN FUTURO DA CANDIDATO – D’altra parte l’idea di un altro “Partito della Nazione” di stampo leghista lo solletica ancora, anche se le elezioni a Milano del prossimo anno potrebbero vederlo come candidato sindaco soprattutto dopo la rinuncia di Pisapia. Quindi ha deciso che farà un giretto anche in provincia di Viterbo, di Frosinone e di Latina e nella Provincia di Roma. Alla Capitale comunque vuole dedicare un impegno particolare, anche se alla Garbatella negli ultimi giorni sono già comparse decine di manifesti che lo invitano a lasciar stare la Capitale e il quartiere, con un emblematico messaggio: “Salvini, Garbatella non ti vuole”. Poco male, in fondo la Garbatella non è tutta la metropoli e poi chi lo attacca «sono quelli dei centri sociali. Io gli ho dato dei coglioni, sono quelli che nel 2015 pensano di rifondare il comunismo e rompono le palle al prossimo. Sono persone che hanno bisogno di un medico, di un’assistenza, di vicinanza umana e politica. La Garbatella è popolata da tantissime persone oneste che vogliono stare tranquille a casa loro e quindi io ci verrò.»

MATTEO E LA GARBATELLA – Un messaggio di discutibile eleganza cui fa seguito la sua accusa alla stampa di non aver dato rilievo alla aggressione da lui subita a Livorno. Sulla ricorrenza del 25 aprile si lascia poi andare ad una considerazione che nemmeno il padanissmo Bossi gli perdonerebbe e dice «non si deve usare un evento del passato per imbrigliare il futuro. Oggi c’è una dittatura europea, non ha svastiche e celtiche, ma ha la banca e la finanza che sono strumenti anche più bestiali e il nostro Paese è occupato».  Secondo Salvini «dopo il 25 aprile arriva il 24 maggio (1918)  e io lo passerò sul Piave, perché il 24 maggio di 100 anni fa qualche nonno e bisnonno morì perché non passasse lo straniero, oggi invece lo straniero lo andiamo a prendere e lo portiamo a casa». Affermazione cui si potrebbe anche obiettare che  dopo il 24 maggio arrivò il 28 ottobre 1922, data della marcia su Roma dei fascisti che ancora qualche trisipotino degli squadristi celebra pur simpatizzando per l’ineffabile Matteo.

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