La destra di Salvini a Roma e nel Lazio non convince Storace

Intervista al vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e leader della Destra

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Riportiamo stralci dell’intervista al vice presidente del Consiglio della Regione Lazio, Francesco Storace, che domani verrà riportata integralmente su “il giornale della Provincia” in abbinata con Il Tempo e in vendita in tutte le edicole di Ostia, dei comuni della provincia di Roma ed in alcune edicole delle periferie della Capitale.

Abbiamo rintracciato Francesco Storace segretario e vicepresidente alla Pisana mentre era nel pieno della campagna elettorale in Puglia. Già presidente della Giunta Regionale prima di Marrazzo, Storace per molti versi rappresenta la memoria storica della destra romana e laziale. Nel marzo 2014 decide di aderire insieme al partito che ha fondato, La Destra, a Forza Italia. Attualmente dirige anche il quotidiano on line il Giornale d’Italia ed oltre ad essere un collaudato giornalista è anche noto per la sua verve polemica. Un esponente politico di lungo corso che non ha certo peli sulla lingua. Eppure il suo giudizio sull’emergente Matteo Salvini è abbastanza critico perché «al di là di qualche parola d’ordine, non può esistere solo il momento del “no”, della protesta». Se poi una lista Salvini possa aver successo a Roma e nel Lazio, questo sarebbe possibile «se il meglio che il Pd sa produrre è Ignazio Marino» che sta creando  «tensioni» e moltiplica conflitti «nei quali c’è certamente uno spazio anche per Salvini». Resta il fatto che il capo della Lega va raccogliendo le adesioni di molto del vecchio personale politico della destra, nonostante le sue velleità di nuovissimo e rottamazione.

«Se facciamo i ragionamenti anagrafici – risponde Storace – siamo tutti esponenti della prima repubblica. Anche Beppe Grillo, allora, è un uomo della Prima Repubblica. Credo sia normale che il “personale politico” proveniente da un’area contigua a quella della Lega, orfano di punti di riferimento certi e stabili, si indirizzi verso Salvini. L’importante è non imbarcare gente che, arraffata la poltrona, poi si affretti a cambiare subito dopo bandiera.» Eppure a Roma e nel Lazio lo schieramento del centrodestra è stato sconfitto ben prima che il Pd virasse al centro con Renzi, sconfitta che Storace imputa «all’esaurirsi del ciclo politico di Berlusconi, più o meno naturalmente e più o meno giudiziariamente», ma anche ad «errori amministrativi, errori di campagna elettorale, crisi economica, e troppe promesse non mantenute.»

Sulla sconfitta di Alemanno hanno influito poi elementi contingenti  quali la nevicata del 2012  e la vicenda di Parentopoli. Anche le ultime elezioni amministrative danno il segno di una disgregazione dello zoccolo duro della destra  in provincie tradizionalmente “forti” quali Frosinone e Latina. Ma Storace distingue tra «la disgregazione dell’offerta politica da quella della “domanda” politica. Non è che l’elettorato di destra si sia estinto», ma «non si è più sentito rappresentato e ha finito per disertare le urne.» E a ben vedere Marino ha battuto Alemanno «prendendo 12mila voti in meno rispetto a quanto prese Rutelli quando perse contro Alemanno nel 2008. Questo vuol dire che la gente in generale non è andata a votare e che, fra chi ha preferito non rimanere a casa, ha prevalso quell’elettorato più motivato politicamente.»

Fatte le analisi resta il fatto che recentemente è stato lo stesso Storace ad affermare che il percorso politico di Berlusconi si è ormai concluso.«Dire che il ciclo politico incarnato da Berlusconi si stia avviando a conclusione non può né vuol significare automaticamente che Salvini ne sia l’erede» spiega, anche se Salvini «incarna un tipo di messaggio politico rivolto prettamente agli scontenti. Per vedere se sarà in grado di allargare questa sua base che si preannuncia imponente, almeno stando ai sondaggi, occorrerà attendere tempo.» Quanto al passato della Destra Sociale, formazione politica interna prima all’Msi e poi ad An (che fu la creatura sua e di Alemanno) nessun rimpianto: «è stata un’esperienza che ha saputo coinvolgere le persone, parlando al cuore militante. I temi politici di fondo restano intatti: l’attenzione ai ceti più deboli, alla famiglia, ai giovani. L’esigenza di assicurare un futuro migliore. Non possiamo sclerotizzarci sul passato, però.»

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