Vent’anni di sprechi, inefficienza e corruzione? Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma dal 1993 al 2001, non ci sta e ne spiega le ragioni con una sua intervista sul quotidiano economico Italia Oggi. Intanto rivelando che dopo lo scoppio della seconda parte di Mafia capitale aveva proposto a Marino di varare una nuova giunta, con personalità di alto profilo, aperta anche a esponenti del centrodestra. «Una sorta di squadra dei migliori, di emergenza, per risollevare la città dallo scandalo che ne sta offuscando l’immagine a livello mondiale.» Ma il sindaco parve infastidito da questi consigli tanto che da allora Rutelli evitò di fare la parte del grillo parlante.
L’IDEA DI RUTELLI – L’idea di Rutelli era quella di mettere in piedi due task force: «la prima per occuparsi del decoro urbano e curare un piano di manutenzione straordinaria, per evitare di vedere certe immagini di degrado quotidiano nelle strade della Capitale; la seconda sulla legalità, composta da ex magistrati e tutori dell’ordine, per passare ai raggi nomine, appalti e procedure.» Una critica non tanto velata anche della relazione Barca sul Pd “cattivo e pericoloso”: «dire che il Pd romano è sostanzialmente un centro di malaffare mi sembra assai ardito. In quel partito ci sono tante brave persone cui ora magari passerà la voglia di impegnarsi ancora nelle sezioni e nella vita pubblica. Il vero pericolo, come dicevo prima, è lo smarrimento civico dei cittadini. Poi, certo, nella classe amministrativa del Pd negli ultimi anni sono mancati leader di alto profilo, facendo prevalere una dimensione clientelare.»
LA DIFESA – Ma non si può nemmeno seppellire fra le scorie del passato il ‘modello Roma’ perché ricorda Rutelli «con le nostre amministrazioni abbiamo fatto un eccellente lavoro, con una buona classe dirigente: gente onesta e soprattutto competente.» Tuttavia, osserva l’intervistatore, ci sono persone come Odevaine che era uno dei più stretti collaboratori di Veltroni. «Le derive che prendono le persone sono spesso misteriose -risponde Rutelli che aggiunge- Credo che Odevaine, con Veltroni, abbia fatto un buon lavoro e fosse stimato da tutti. Così come non si può buttare la croce addosso alle cooperative sociali, che sono state e sono ancora un vero miracolo, un fiore all’occhiello di questa città, nonostante il degrado della «29 Giugno». Ma quelle guaste e corrotte non possono vanificare il lavoro di migliaia di persone oneste.» Rutelli concorda sulla definizione «mafia capitale» ma fa notare la differenza rispetto al passato delle amministrazioni di sinistra.
IL SISTEMA CORRUTTIVO – «La differenza con quello che trovai io nel 1994 è che, oggi, la politica è debole e sono i corruttori a tenerla sotto scacco: così si creano consorterie che esercitano potere in una sorta di Far West dell’illegalità. All’inizio degli anni ’90, invece, comandava la politica e il livello corruttivo era più alto: tangenti su grossi e piccoli appalti, lavori pubblici, coinvolgimento delle aziende partecipate. Un sistema che noi abbiamo contribuito a smantellare, con l’aiuto della magistratura.» Però Marino non si è accorto di nulla, fa notare l’intervistatore, ma Rutelli osserva che « i limiti di questa giunta sono stati tecnico-amministrativi. Se non conosci bene la città, non capisci cosa significano centinaia di affidamenti per fasulle “somme urgenze”, o proroghe all’infinito di appalti senza gare. Qui era entrato il marcio. La mia giunta varava oltre 4 mila deliberazioni all’anno: tutti gli assessori e i dirigenti dovevano conoscere, leggere, votare, assumendosi le responsabilità.» E conclude la sua intervista con la frase attribuita allo storico dell’800 Mornmsen «Non si può stare a Roma senza un’idea universale.» Già, aggiungiamo noi, ma oggi pare che nella Capitale manchi anche l’idea del buon governo quotidiano, spicciolo e concreto. Trasparenza e legalità sono il presupposto, la cornice della buona amministrazione, ma da sole non bastano a pulire la città, coprire le buche su strade e marciapiedi, avviare i cantieri e dare sicurezza ai cittadini.