“Il destino del Pd (romano) è quello di Marino” annunciava ieri alla festa della risorta Unità il commissario del partito Matteo Orfini fra gli applausi dei presenti, mentre gli eletti Democratici si stringevano affettuosamente il giorno prima attorno al loro sindaco chiedendogli ‘solo’ un “cambio di passo”. Mantra ripetuto ormai da prima degli arresti di dicembre per ‘mafia capitale’ quasi ad esorcizzare i più recenti sondaggi che vedono un Pd ridotto al 28% ed un sindaco gradito solo al 23% dei romani. Anche Matteo Renzi dopo la comparsata anti Ignazio tira i remi in barca e cede alla resistenza del tetragono chirurgo che già immagina di restare in Campidoglio sino al 2023.
LE STRATEGIE – Nemmeno il rapporto del prefetto Gabrielli suscita più il timore di sgradite sorprese perché secondo gli esperti, quale l’assessore alla legalità e commissario di Ostia Alfonso Sabella, non conterrebbe i presupposti tecnici per lo scioglimento del Consiglio. Eppure, in questo clima di concorde bonaccia politica che sgonfia le vele dei più critici nei confronti del sindaco “onesto ma incapace”, c’è ancora chi immagina una prossima caduta di Marino e intesse alleanze, immagina scenari futuri. L’imprenditore Alfio Marchini, che con i suoi ha manifestato sotto i palazzi capitolini, si erge a competitor privilegiato per una futura successione al chirurgo defenestrato. In fondo i sondaggi gli davano oltre il 20% dei suffragi contro il 9% che aveva conquistato due anni fa, ma il vero favorito rimane pur sempre il Movimento 5Stelle con il suo virtuale 35%.Quindi lo spazio politico che resterebbe aperto all’imprenditore rimane quello degli elettori del centro-destra nonostante egli si affanni a prevedere una lista assolutamente apartitica, “né di destra nè di sinistra”. In effetti un robusto sostegno gli era venuto dai centristi e dai neo Alfaniani già l’anno scorso con Augello, da poco convertito alla moderazione dopo essere stato uno dei grandi supporters di Alemanno. Poi ci sono i “Fratelli” di Giorgia Meloni che per quanto eredi dell’organizzazione dei Gabbiani di Rampelli rimangono pur sempre segnati dalle stigmate ben poco salvifiche del precedente sindaco. E poi c’è un nuovo posto a tavola riservato ad una virtuale lista Salvini che risulta in crescita anche a Roma.
ALFINI E MARCHINI – Giocoforza per Marchini prendere contatto con il giovane lombardo di Baggio che non è certamente signorile e di buona famiglia come lui, ma ha la loquacità di un grande demagogo e sfonda come un bulldozer un po’ dappertutto. Si incontrano, a quanto ci risulta, un paio di volte, ma come si dice nella bassa milanese, non si ‘usmano’. O meglio, è proprio Salvini che non vede possibilità di accordo con l’imprenditore romano, e che ti fa? Si apparta con chi gli è più congeniale per le sue posizioni estreme, ovvero Giorgia Meloni. Sin qui poco male se non fosse che i due giovani esponenti tirano fuori una drittata che non solo potrebbe sdraiare le ambizioni di Marchini ma addirittura ricompattare tutto il centro destra.
LA CANDIDATURA DELLA BUONGIORNO – E ti tirano fuori il nome di Giulia Bongiorno da mettere in competizione con Marino nell’eventualità di una sua fragorosa caduta. Avvocato di fama, moderata per vocazione, viene eletta nelle liste di Alleanza Nazionale nel 2006, si candida con una sua lista Udc e altri alle regionali del 2013 e per un pelo non entra alla Pisana. Ma soprattutto è una donna, anzi un fior di signora che a Roma potrebbe mettere insieme tutte le anime di quel ‘volgo disperso’ di un centro destra che dopo Alemanno fu asfaltato dal Pd e dalla sinistra. Sarà il tempo a dirci se si tratta solo di una indiscrezione, di un retroscena o una ipotesi che possa reggere almeno sino al 2018 se il sindaco non ruzzolerà prima dal cavallo di Marco Aurelio, ma potrebbe rappresentare anche la fine dei sogni di Marchini che sul lungo periodo non ha probabilmente l’intenzione di continuare a pedalare.