Er pupone, come lo definiscono con affetto alcuni suoi amici della destra romana, questa volta entra a gamba tesa e spacca i già precari equilibri all’interno di quella coalizione che non c’è (come l’isola di Eco). Dove i Fratelli D’Italia, forti nella capitale ma scarsi a livello nazionale, rivendicano la primogenitura mentre Forza Italia si va elettoralmente riducendo a pochi elettori e molti notabili.
Così Salvini fa marcia indietro e decide che il nome di Bertolaso, pure concordato su proposta di Berlusconi e accettato da lui e da Giorgia Meloni, non gli sta più bene. Un po’ per alcune sue dichiarazioni su zingari e sociale ritenute sinistrorse, un po’ perché si accorge che Guido ha due processi in corso, un po’ perché alle prese con un calo di consensi soprattutto dopo la vicenda di lady dentiera in Lombardia. Fatto sta che a tardiva imitazione del Pd, lui si inventa, in quattro e quattr’otto, le primarie che proprio primarie non sono, ma una consultazione naive per strada con 40 gazebo sparsi in tutta Roma oggi e domani.
Quattro i candidati oltre a Bertolaso: ovvero Marchini, Storace, la Pivetti (che con Roma c’entra come i cavoli a merenda) e il gabbiano Rampelli dei Fratelli della Meloni che ha subito chiesto di togliere il suo nome dalla improvvisata lista.
Apparentemente tutta questa ammuina di Salvini dovrebbe preludere alla investitura di Alfio Marchini che tanto si presenta già di suo. Un nome che per un certo periodo era anche nei pensieri del Cavaliere e con il quale Matteo aveva avuto già abboccamenti lo scorso anno. Nel frattempo alla Pisana si è formato un gruppo augelliano ex Ncd con l’adesione di Pietro di Paoloantonio. Sulla candidatura di Marchini ci aveva lavorato sin dagli inizi dello scorso anno il senatore Augello, storico esponente delle destra romana (passato nelle fila di Alfano) fiutando la prossima caduta di Ignazio Marino. E ce l’avrebbe anche fatta ad imporre il suo candidato a tutto il centrodestra se la Meloni non si fosse messa di traverso convinta che l’imprenditore romano puzzi ancora troppo di sinistra, risultando indigeribile per i suoi militanti e i simpatizzanti che a Roma contano. Tanto contano che se Giorgia si fosse candidata da subito avrebbe avuto anche qualche chance di successo.
Se poi sia stata la sua imminente maternità o il semplice calcolo politico a dissuaderla è materia che lasciamo agli appassionati. Resta il fatto che Salvini ci aveva messo un po’ a digerire il nome di Alfio, poi la proposta berlusconiana di Bertolaso scompiglia tutti i giochi. Così dopo breve meditazione e scarsa consultazione dei suoi seguaci, decide questa pseudo consultazione di popolo che lo stesso Marchini e Storace non disdegnano affatto. Una consultazione per la quale i vari capo bastone si stanno muovendo per assicurare la vittoria di Alfio spostando pacchetti di preferenze sui loro territori.
Un po’ come il gioco dell’oca, la destra romana ritorna sempre daccapo, ovvero su quelle faide della vecchia fascisteria capitolina che da decenni vede la guerra sotterranea fra gli ex della Destra Sociale Alemanno/Storace, gli ex finiani con relativi ex colonnelli tipo Gasparri, i ‘gabbiani’ di Rampelli/Meloni, i moderati di Augello più le solite frange estreme quali Casa Pound che alle comunali ci va per conto suo. Con il risultato che per ora alle elezioni potrebbero andarci Bertolaso, Marchini (quasi appaiati nei sondaggi) e Storace salvo sorprese dell’ultima ora. Perché il casino che si è determinato non giova nemmeno tanto al capo dei lumbard che con la sua marcia su Roma a piazza del Popolo del febbraio dello scorso anno pretendeva di lanciare la Lega come movimento nazionale. Ambizioni frustrate dai sondaggi che danno la Lega inchiodata al 13% dei consensi, mentre i Fratelli della Meloni, che la pensano come lui, sono al 4%.
Così er pupone si incarta politicamente, anzi si invischia nelle faide romane e non è detto che a consultazione conclusa decida di dare un calcio anche al risultato dei gazebo. Tanto che qualche gola profonda sussurra che alla fine della fiera lui potrebbe proporre una lista tutta sua (che già esiste e si chiama ‘con Salvini) con una candidata (si noti il femminile) ancora da scegliere. Per capire questa strategia per la quale il Pd Giachetti (dato per favorito alle primarie) e la grillina Raggi ringraziano, occorre far riferimento al dato nazionale dove l’unico candidato condiviso con Forza Italia per le amministrative per ora rimane Parisi a Milano. Nel frattempo nuvoloni carichi di pioggia si addensano sulla Città Eterna rischiando rovesci ciclonici sulle teste di chi i gazebo li ha voluti.
Giuliano Longo