Roberto Giachetti sarà il candidato sindaco del Pd e stravince le primarie sfondando quota 64%, battendo Morassut che si ferma poco sopra il 27% che ha ammesso la sconfitta già un’ora dopo la chiusura dei seggi e con i risultati ancora parziali. «Sosterrò da subito Roberto come candidato unitario del centrosinistra» ha dichiarato con sconcertante ovvietà. Controverso il dato dell’affluenza stimato dal comitato Morassut in circa 42.000 votanti, 8.000 in meno rispetto a quelli annunciati dal segretario del Pd Lazio Melilli.
GIACHETTI COMMENTA L’AFFLUENZA IN CALO
Nel frattempo Giachetti non commenta il dato di una affluenza di votanti nettamente in calo rispetto ai 100.000 che contribuirono in gran parte a incoronare Marino nel 2013. Ma quando la sua vittoria è ormai chiara annuncia «oggi abbiamo giocato un’amichevole. Io intendo vincere le elezioni a Roma e non è così scontato. Noi siamo in campo per vincere e io voglio vincere a modo mio restando una persona onesta e libera soprattutto. Voglio essere libero anche da certi meccanismi della politica – ha aggiunto Giachetti – Voglio parlare forte e chiaro anche al mio Pd: fate una lista di persone pulite al di sopra di ogni sospetto di cui tutti saremo orgogliosi perchè Roma e i romani un’altra occasione non ce l’avranno. Gli elettori capiscono molto bene. Ora è il Pd che deve dimostrare di aver capito gli elettori.»
VIRGINIA RAGGI E IL BICCHIERE MEZZO VUOTO
Nei 4 municipi chiamati a scegliere il candidato presidente trionfano Francesca Del Bello (II municipio), Dario Nanni (VI municipio), Valeria Vitrotti (VII municipio) e Massimiliano Pasqualini (XIII municipio). Questo il dato che oggi sarà oggetto di un diluvio di considerazioni e valutazioni politiche, mentre la direzione del Pd sembra puntare sulla teoria del bicchiere mezzo pieno. Poteva andar peggio (si sente dire) dopo il ciclone di mafia capitale e la defezione di Sel il cui pezzo, più di governo che di lotta, già contesta la candidatura di Fassina. Invece il bicchiere mezzo vuoto è quello che fa paura ai democratici perché adombra la possibilità che Virginia Raggi del Movimento 5stelle possa vincere al ballottaggio. Di certo c’è che se il Pd riafferma la sacralità delle primarie, a Roma il partito che portò alla vittoria Marino ha subito profondi mutamenti e risulta indebolito.
PARTITO CHE VIVE SUL CARISMA DI RENZI
E pare campare sul carisma di Renzi che vede vincere tutti i suoi candidati in altre parti d’Italia. Anche a Napoli, dove la Valente straccia Bassolino e forse se la dovrà vedere con il sindaco uscente De Magistris che peraltro non ha alcun partito alle spalle. La sconfitta di Morassut che si è sempre dichiarato renziano distinguendosi ben poco dal suo avversario, vede la sconfitta di quella minoranza del Pd che sull’ex assessore di Veltroni aveva giocato le sue poche carte. Aggrappata ad una organizzazione di partito (più o meno clientelare) che sui territori si è rarefatta anche grazie alle epurazioni del commissario del partito romano Matteo Orfini, distintosi per le sue prime battute della giornata elettorale intrise di trionfalismo successivamente smentite dai dati di afflusso. Il risultato è che, contrariamente al passato quando era attore principale, oggi il Pd appare come una tessera del caleidoscopio delle candidature.
Ricapitoliamo: A sinistra, oltre a Giachetti, Fassina in parte contestato. Poi Virginia Raggi del M5stelle (oramai fattosi partito a tutti gli effetti). Infine il centro destra che rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio nella frammentazione dei suoi candidati. Con l’ex capo della Protezione civile, scelto da Berlusconi, cui si contrappongono Alfio Marchini e Storace. Il resto è folclore come la candidatura di uno di uno dei promotori del family day Adinolfi o quella dei comunisti con Mustillo.
ELETTORI ADIRATI
Se tanto ci da tanto e alla luce della quantità dei personaggi in campo, dovremmo assistere ad una campagna elettorale più animata dalle cronache quotidiane dei giornali e dai talk shows che da una ‘appassionata’ partecipazione di popolo. Popolo che, secondo il sondaggio presentato da Rutelli qualche tempo fa, non diserterà il voto ma ci andrà molto incazzato per come questa città si è ridotta. Su questo elemento di rabbia giocherà la partita il team Casaleggio/Grillo che a Roma rischia di vincere. E non è poco per Renzi che comunque glissa sulle comunali e punta al referendum sulle riforme costituzionali. Ultima e sconvolgente notizia è che Ignazio Marino sta per terminare il suo libro che dovrebbe sotterrare i resti di quel partito che l’ha portato al Campidoglio. Un prevedibile successo editoriale dell’ingrato marziano che animerà le polemiche fra gli addetti ai lavori.