Per la raccolta differenziata le percentuali più significative a livello territoriale sono fatte registrare dal Veneto e dal Trentino Alto Adige, che raggiungono, rispettivamente, il 62,6% ed il 62,3%. Tra le regioni del centro, solo nelle Marche si riscontra una percentuale di ricorso alla differenziata di poco superiore al 50% (50,8%). Seguono l’Umbria con il 42% e la Toscana con il 40%. Fanalino di coda è il Lazio con 22,1%.
A sostenerlo la Cisl di Roma e del Lazio in occasione del convegno “Fatti non parole esercitano responsabilità”, rilevando che si tratta di una condizione penalizzante perché una diffusione capillare della raccolta differenziata produrrebbe una diminuzione della quantità dei rifiuti pro capite smaltita in discarica, generando una contrazione dei costi e quindi un risparmio per le famiglie e i pensionati, oltre ad avere ricadute positive in termini di tutela dell’ambiente e della salute del cittadino. Come si evince il problema rifiuti è sempre più un problema del territorio.
Il Lazio risulta, purtroppo, più vicino alle Regioni meno virtuose. Ad oggi, come spiega il sindacato, abbiamo «5 discariche attive, 8 impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), 19 impianti di compostaggio (che ricevono frazione organica proveniente da raccolta differenziata – il cosiddetto “umido” – e dal trattamento del verde urbano), 3 impianti per il vetro – termovalorizzazione, 53 piattaforme per la carta, 1 piattaforma strutturata per la plastica e 2 impianti che non lavorano a pieno regime.
«La questione rifiuti, ambiente ed energia, ha rappresentato e continua a rappresentare in Italia, come pure nei territori della nostra Regione, un esempio della nostra incapacità di costruire soluzioni e percorsi in grado di coniugare i bisogni dei cittadini con le opportunità. Non c’è un unico responsabile, ma c’è sicuramente una responsabilità che non viene esercitata» ha spiegato Mario Bertone, segretario generale della Cisl di Roma e Lazio. (asca)
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