Regione Lazio, approvata la legge contro la violenza sulle donne

Alla vigilia dell'otto marzo un provvedimento che promuove la cultura dei diritti umani e delle differenze tra uomo e donna

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La Regione Lazio contro la violenza sulle donne. Il 6 marzo il Consiglio regionale del Lazio presieduto dal vicepresidente Massimiliano Valeriani (Pd) ha dato il via libera alla legge di ‘Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne in quanto basata sul genere e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna’. Primo firmatario della proposta, sottoposta a diverse modifiche da parte dell’Aula, il consigliere Simone Lupi (Pd). Alla votazione 28 i favorevoli, 6 contrari e un astenuto. Ai lavori ha partecipato l’assessore alle Politiche sociali e sport Rita Visini.

POTENZIAMENTO DEI SERVIZI SOCIALI – La normativa approvata questa sera prevede il potenziamento dei servizi per le donne vittime di violenza – attraverso una presenza omogenea delle strutture in tutto il territorio regionale e l’introduzione di nuove forme di sostegno – la creazione di una cabina di regia, con compiti di coordinamento e l’istituzione di un osservatorio regionale per il monitoraggio e l’analisi dei dati. La Regione potrà individuare, nell’ambito del proprio patrimonio, immobili da dare in comodato d’uso a centri antiviolenza, case rifugio e case di semiautonomia e avrà, grazie a questa legge, la facoltà di costituirsi parte civile nei processi per reati di violenza su donne o minori.

FONDO PER UN MILIONE DI EURO – Istituito un apposito Fondo, con una dotazione di un milione di euro, e previsto che le misure da mettere in atto per la prevenzione e il contrasto alla violenza siano definite dalla Giunta attraverso un piano triennale. Tra gli interventi enunciati: la promozione di campagne di sensibilizzazione, progetti con le scuole e percorsi formativi per operatori; oltre al sostegno di azioni per il potenziamento della sicurezza diurna e notturna di luoghi pubblici “a rischio di violenza”.

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