La morte della donna di 37 anni avvenuta dopo l”assunzione della pillola Ru486 all”ospedale Martini di Torino riapre una polemica vecchia di quasi 30 anni. La consapevolezza che ben due vite, quella della ragazza e quella del bambino, potevano essere salvate, alimenta l”indignazione nei confronti di chi ha contribuito a diffondere una cultura laicista e abortista che studia la logica della vita per trasformarla in logica di morte.
POLEMICA NEL LAZIO – Olimpia Tarzia, vicepresidente della commissione Cultura della Regione Lazio, affonda il colpo e lancia un’accusa verso Zingaretti. «Il rischio di mortalita” in caso di assunzione della pillola- prosegue Tarzia- è dieci volte maggiore rispetto al ricorso all”aborto chirurgico. Le morti sono causate dall”infezione da clostridium sordelli, un batterio che agisce senza dare particolari sintomi premonitori. Ritengo, quindi, che la morte della donna di Torino non sia affatto una tragica fatalità: negli Stati Uniti sono stati gia” otto i casi accertati di decessi legati all”assunzione della sostanza. Il dramma avvenuto all”ospedale Martini e” un campanello d”allarme che dovrebbe risuonare fin qui nel Lazio, dove una recente delibera del presidente Zingaretti ha sdoganato l”utilizzo in day hospital della Ru486, anziche” utilizzare i tre giorni di ricovero previsti. A tal proposito- conclude Tarzia- ho presentato un”interrogazione affinche” il governatore del Lazio riferisca in Aula circa le motivazioni della delibera».
LA DIFESA – “Una notizia tristissima come quella della donna di 37 anni morta all”ospedale Martini di Torino non puo” in nessun modo essere usata per interferire nel dibattito avviato nella nostra Regione sulla pillola Ru486″. Cosi” in una nota Marta Bonafoni, consigliere regionale del gruppo Per il Lazio. “Il farmaco, come confermano le evidenze scientifiche, viene usato da tempo in tutto il mondo, con vantaggi per le pazienti, registrati sotto molteplici aspetti. L”Organizzazione mondiale della sanita”- aggiunge- inoltre ha attestato che la pillola abortiva ha un”incidenza nella pericolosita” analoga a quella dell”aborto chirurgico, che comunque non esclude in nessun modo il verificarsi di eventi drammatici come la morte della paziente. La Ru486 e” stata assunta da decine di milioni di donne nel mondo, 40.000 in Italia, con il verificarsi di 40 decessi. Nel caso particolare della donna di Torino, che tra l”altro e” morta mentre si trovava in ospedale, bisogna a mio avviso attestarsi a quanto dichiarato dal direttore dell”ospedale sulla correttezza delle procedure applicate e attendere che la magistratura accerti le cause del decesso”. Secondo Bonafoni, “cio” che bisogna evitare – soprattutto pensando a tutte le donne che in questi momenti stanno intraprendendo un”interruzione di gravidanza – e” di usare quest”evento luttuoso come una clava per colpire il percorso avviato nella Regione Lazio per il rafforzamento delle politiche a sostegno del diritto alla salute delle donne”.