Un rimborso di 800 euro per le donne che decidono di dare alla luce il proprio bambino in casa. Questa la nuova iniziativa del Governo della Regione Lazio. Una pratica incentivata anche dal National Institute for Health and Care Excellence inglese (Nice, organizzazione indipendente responsabile della produzione di linee guida nazionali sulla promozione della salute) che ha emanato un documento per le donne in salute che hanno avuto una gravidanza senza problemi. Secondo il Nice, infatti, a determinate condizioni i rischi sono indipendenti dal luogo di nascita. Le linee guida, fatte proprie dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, si basano sui risultati dello studio «Birthplace», condotto su 65mila donne in Inghilterra, da cui è emerso che le gravidanze non a rischio in punti nascita gestiti da ostetriche hanno la stessa probabilità di danni al bambino o alla mamma degli ospedali, mentre in casa il rischio aumenta leggermente se si è al primo figlio (9,3 ogni 1000 nati, mentre in ospedale è di 5,3) e torna uguale agli altri per le gravidanze successive. «Le raccomandazioni del Nice vanno supportate – spiega il Royal college in un comunicato -, a patto che si prevedano delle opzioni per le emergenze e che la valutazione del rischio della gravidanza sia fatta correttamente». Attualmente in Inghilterra e Galles circa il 2% dei parti avviene in casa, percentuale lontana da quella dell’Olanda, dove si arriva al 30%.
IL RIMBORSO DI 800 EURO – Nel decreto firmato dal presidente Nicola Zingaretti si prevede un «bonus» di 800 euro: l’indicazione della tariffa era attesa dal 2011 quando venne pubblicato il decreto 29 con cui si definivano i criteri e le modalità per ricevere il rimborso forfettario nel caso si fosse optato per il parto a domicilio. Il rimborso copre in parte la spesa per ostetriche o altro personale che opera privatamente. Pare che nel Lazio le richieste ci siano: almeno dieci negli ultimi mesi.
LE POLEMICHE – Per il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Costantino Romagnoli, «le complicanze del parto e del post-partum non sono prevedibili in modo assoluto: ne è la prova la mole di contenziosi medico-legali che i colleghi ostetrici si trovano a dover fronteggiare. Di qui la perplessità della SIN verso questa decisione che potrebbe portare alla possibilità di ripercussioni sulla mortalità neonatale e a un ulteriore incremento di contenziosi medico-legali. Penso che l’obiettivo da perseguire sia quello della garanzia della massima sicurezza dell’evento parto sia per la madre che per il neonato – continua Romagnoli -, incrementando la collaborazione tra tutti gli operatori del settore, coinvolgendo maggiormente le famiglie nella gestione del post-partum e dell’allattamento, incrementando la dimissione precoce in sicurezza con accurati controlli di follow-up post dimissione. Forse questo costa di più degli 800 euro stabiliti dal decreto, ma è certamente più utile per i nostri neonati che sono il nostro futuro».