Manlio Cerroni si prende la sua rivincita. In attesa degli esiti del processo penale, intanto, il patron della discarica di Malagrotta incassa un importante successo al Tar, che ha smontato le due interdettive antimafia emanate a gennaio e marzo dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che hanno impedito per sei mesi alle societa” riconducibili al ”Supremo” che detenevano la proprieta” dei due tmb di Malagrotta, del tritovagliatore di Rocca Cencia, del tmb e della discarica di Albano di stipulare accordi con societa” pubbliche. La prima conseguenza di quei due atti fu che i sindaci di Roma e Albano dovettero emanare d”urgenza altrettante ordinanze che consentissero alle societa” che si occupavano di raccogliere i rifiuti per strada (Ama e Volsca ambiente) di potere continuare a conferire presso quegli impianti.
LA SENTENZA – Con la pronuncia del Tar tutto torna come sei mesi fa, come se quell”interdittiva non fosse mai stata emessa, perche” per i giudici quell”atto e” viziato da un difetto di istruttoria e motivazione. In sostanza non bastavano le 400 pagine di ordinanza del gip a supporto degli arresti di Cerroni e di altre sei persone il 9 gennaio scorso per stabilire che Colari, E.Giovi e Pontina ambiente fossero in odore di mafia. Il prefetto avrebbe dovuto fare altri accertamenti. Cosi” adesso la possibilita” di requisire in uso quegli impianti di Cerroni, nuovo strumento che il ministro dell”Ambiente, Gian Luca Galletti, aveva messo a disposizione anche di Regione Lazio e Roma Capitale, inserendolo in un suo dl di pochi mesi fa, e” diventato un percorso impraticabile. Lo stesso sindaco di Roma, Ignazio Marino, nel presentare meno di una settimana fa gli interventi messi su d”urgenza per risolvere l”emergenza dei rifiuti in strada, aveva detto che Roma Capitale si sarebbe mossa di conseguenza rispetto alle decisioni del Tar. Tutto torna come prima. Anzi no. Perche” adesso Cerroni non e” piu” all”angolo.
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