Marroni e Gasbarra insieme per “aiutare” Marino e Melilli trema

"Noi Dem", una nuova union sacrée fra pezzi di un Pd che vuole contare di più

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Una nuova corrente del Pd? Ma no per carità, l’era di Renzi non lo consentirebbe soprattutto dopo il trionfo del partito alle europee. Se non è una corrente questa di NoiDem, che si è riunita ieri al Palazzo delle Esposizioni, potremmo definirla un ransemblement di esponenti di varia collocazione a partire da quelli che hanno fatto trionfare Gasbarra alle Europee con un botto di preferenze.

I PROTAGONISTI – Intanto c’erano gli ex dalemiani di Marroni, i popolari di Gasbarra, i lettiani, poi i renziani della prima ora quali Bonaccorsi e Nobili, più i nuovi arrivati nel groppone fra i quali l’ex europarlamentare Francesco De Angelis da Frosinone e alcuni consiglieri regionali. Un bel parterre che secondo il vice segretario nazionale dei democratici, Lorenzo Guerini, dovrà dare una mano a al sindaco Ignazio Marino e al Governatore Nicola Zingaretti, giusto non per concreare malumori istituzionali fra i due. Al Palazzo delle Esposizioni hanno parlato in molti per 3 minuti ciascuno, ma alle chiacchiere faranno seguito in autunno 20 proposte di delibere consiliari per rilanciare l’economia e l’occupazione nella Capitale. Un partito che pareva destrutturato nelle sue e divisioni e che con i NoiDem vorrebbe ricominciare a far politica. Questa la vulgata corrente di una iniziativa che appare tutta propositiva.

MA… – Sotto la superficie delle buone intenzioni si avverte però un sordo brontolio d’insoddisfazione per come stanno andando le cose a Roma dove il Pd ha avuto sino ad oggi un ruolo marginale rispetto alle decisioni del sindaco. D’altra parte è difficile credere che divisioni conflitti si siano placati. Intanto per le insoddisfazioni diffuse nei rapporti con Marino che al Pd non fa toccar palla nelle decisioni più importanti. Ma ci sono anche i rancori mai sopiti per come si è conclusa la vicenda della segreteria regionale. Qui alla presidenza dell’assemblea è pure andata la renziana Bonaccorsi (e ci mancherebbe) ma nei gangli esecutivi della segreteria Fabio Melilli ha voluto uomini quali Di Stefano e Mancini non del del tutto graditi all’establishment di Marroni e Gabarra. Che poi al partito romano con il segretario cittadino Lionello Cosentino sempre più defilato, l’attivismo di Melilli sia poco gradito è noto da tempo. Non è possibile, dicono gli anonimi critici, che a menare la danza in Comune siano proprio un Melilli da Rieti legato a filo doppio con i sottosegretario Legnini d’Abruzzo. Tanto che qualcuno a sottovoce ricorda che l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese ha lavorato con Fabio all’Anci (associazione dei comuni) sin dal 1995, dove lui l’ha fatta assumere. Unico limite della kermesse di ieri potrebbe essere la scarsa presenza di esponenti del partito in provincia. Eppure anche qui i giochi stanno divenendo pesanti in vista della prossima costituzione della Città metropolitana, dove i comuni dell’area vasta non vogliono certo fare la figura delle comparse. Ma l’ex capogruppo Umberto Marroni assicura che anche lì qualcosa si sta muovendo. Che sia una minaccia per Melilli lo vedremo, ma intanto il deputato di Rieti fino ad oggi non ha ancora speso una parola per la nomina di Nicola Zingaretti a presidente della Conferenza Stato-Regioni.

 

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